Vedono l’Unione Europea come il cavallo di Troia del liberalismo
Nazionalismo e Paesi dell’Est. Queste le parole chiave del dibattito che ha visto ospite lo scrittore e editor Andrea Pipino con il suo libro “Nazionalismi”, saggio che analizza, nel corso di sei illuminanti interviste, il fenomeno del sovranismo.
“Movimenti populisti, come il Fidesz in Ungheria, hanno fatto molta presa sui Paesi dell’Est. Perché?” chiede Michael Braun, del quotidiano berlinese Die Tageszeitung. “Ungheria e Polonia, un tempo in lotta per il liberalismo e teatro di vivaci movimenti di opposizione, oggi sono rette da forze dichiaratamente illiberali” comincia Pipino. “Avevano un senso di unità nazionale molto forte, per questo i partiti populisti hanno trovato un terreno fertile”. Mentre in passato i Paesi dell’est, infatti, si caratterizzavano per i loro multiculturalismo e multietnicità, oggi la situazione si è ribaltata esaltando così la purezza della razza.
I veri ungheresi sono quelli che hanno quattro figli e quindici nipoti– Orban, leader del partito conservatore Fidesz
“Arriviamo quindi al concetto di anti-europeismo. Da dove deriva questo sentimento radicato nei confronti dell’Europa?” “Vedono l’Unione Europea come il cavallo di Troia votato a smontare le loro convinzioni e a riaffermare il liberalismo”, sostiene Andrea Pipino. “Nonostante le opinioni contrastanti, l’est ha deciso di rimanere nell’Unione Europea, rifiutandosi però di sostenere alcuni diritti inviolabili come l’aborto, l’omosessualità e l’immigrazione”. Il populismo, spiega l’autore, attecchisce invece lì dove si presenta un forte problema di emigrazione. L’immigrazione è, in questo caso, un fenomeno “più immaginario che reale”. “Possiamo dire che paesi come Ungheria e Polonia non abbiano vissuto attivamente i moti rivoluzionari nel ’68?” “Il ’68 nell’Europa dell’est c’è stato ma non ha comportato i cambiamenti profondi che ci si aspettava. I movimenti nascevano nelle zone rurali, le loro opinioni contavano poco. Poi, nell’89, è crollato il liberalismo e il governo ha puntato, come strumento di distinzione del cittadino locale, sull’esaltazione del nazionalismo e del tradizionalismo. La situazione odierna è frutto di questa politica”. Pipino sostiene, inoltre, che un’altra caratteristica di questo sistema sia la valorizzazione della lingua nazionale. “Prima più giovani parlavano l’inglese, oggi prevale l’ungaro che è sostanzialmente incomprensibile”. Lo stato di passività e ibernazione dell’Ungheria potrebbe quindi dipendere anche da questo cambiamento, che lo ha reso un paese isolato.
Si tende spesso a ignorare l’Europa Orientale e a concentrarsi troppo su quella Occidentale.
“Uno degli obiettivi dell’Unione Europea è quello di renderci partecipi, di informarci riguardo chi ci sta intorno. L’Europa continua anche verso est”.
Sofia Mazzaglia, Benedetta Casella
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