Mircea Cărtărescu, poeta e scrittore rumeno, è in grado di costruire mondi totalmente diversi dal nostro nella mente dei lettori: così Andrea Bajani, scrittore italiano, ha presentato il protagonista dell’incontro tenutosi il 20 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino. Come è possibile, si chiede Bajani, riuscire ad ambientare una storia nella testa del lettore steso? Cărtărescu afferma di non aver scritto i suoi libri: è stata la sua mente. Per poter scrivere un libro è necessario che l’autore diventi “nient’altro che letteratura”, così si descrisse Franz Kafka in una lettera alla sua amata; lo scrittore è solo un ostacolo per il proprio libro, che, per essere scritto, deve purificarsi dall’ego umano. L’artista, dunque, è colui che vive solo di arte e solo per l’arte, lasciandosi completamente trasportare, come un fantino che “fluttua” sul suo destriero.
Cărtărescu, tuttavia, non si definisce scrittore, ma poeta: il poeta non è colui che scrive versi, ma colui che, anche crescendo, è rimasto bambino. Anche scrivendo in prosa si può essere poeti: la maggior parte dei poeti, probabilmente, non sapeva nemmeno leggere e scrivere. Per poter scrivere poesia, con qualsiasi mezzo la si voglia scrivere, non si può essere pieni: il pieno è fermo, solido, il pieno crea muri; la letteratura deve poter scorrere come un fiume in piena e deve poter cambiare.
L’ultimo libro di Cărtărescu, Abbacinante, è l’ultima parte di una trilogia ed è stato pubblicato in Italia da Voland.
Chiara Tarulli, Liceo Vittorio Alfieri
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