L’attivismo online è uno dei temi più discussi e controversi nell’era dei social network, delle petizioni sul web e dei nuovi movimenti in internet. Gli ospiti dell’incontro, Brian Fitzgerald, Paul Hilder e Micah White, illustrano come questi elementi stiano diventando sempre più significativi nella lotta sociale. Tali mezzi rendono le proteste globali e diffuse in tutti gli strati della popolazione, permettendo, grazie all’utilizzo della rete, una nascita e uno sviluppo più rapidi di problematiche comuni.

White, in particolare, ha ripetuto l’importanza di cambiare costantemente la modalità con cui protestare non solo in rete, ma anche nella realtà concreta: egli afferma, infatti, che le tattiche funzionano al meglio solo una volta, mentre, se reiterate, rischiano di diventare insufficienti.

Secondo Hilder, internet ha aperto così tante possibilità da stravolgere le regole del gioco: c’è, infatti, moltissima energia potenziale che rischia di non essere sfruttata adeguatamente a causa dello strapotere delle autorità. La domanda retorica fondamentale rimane non “cosa voglio cambiare io”, piuttosto “cosa volete cambiare voi”, una sorta di invito a rendere concreto questo desiderio di cambiare e migliorare la realtà in cui viviamo. Ciononostante, sottoscrivere petizioni online non deve diventare un alibi autoindulgente o una sorta di “attivismo sterile”: la necessità di agire deve essere comunque di prima importanza.

Ma chi può vincere battaglie come queste? Tutti gli ospiti intervistati hanno affermato che in una società come la nostra, in continuo mutamento, la capacità di vincere un conflitto da più deboli è sempre più alta, nonostante lo svantaggio numerico. Tuttavia, è solitamente una prerogativa dei gruppi attivisti avere un leader carismatico che sia in grado di tenere uniti i militanti. Viene comunque sottolineata dagli ospiti l’importanza di una struttura democratica all’interno dell’associazione, cosicché una leadership troppo energ
ica non collassi in una totalitaria: Hilder, per esempio, afferma che dai non-luoghi della rete è difficile che nasca un movimento rivoluzionario; esso si deve concretizzare attraverso la guida di un leader che sappia concentrare tutti gli ideali di ogni singolo individuo in un obiettivo comune. Con questo presupposto è nata, tra l’altro, la piattaforma Change.org, di cui Hilder è il co-fondatore. Le istituzioni mantengono, però, una posizione centrale anche all’interno di una rivoluzione sociale: esse devono continuare ad esistere, pur avendo una forma diversa.

In conclusione si è di nuovo messa  in evidenza l’immediata necessità di attivarsi socialmente per cambiare la situazione, di informarsi attraverso tutti i mezzi disponibili, tra cui i social networks ad esempio twitter, e di non lasciar perdere altro tempo senza nascondersi dietro ad alibi creati dalle stesse petizioni sul web, ma cercando di rendere concreti i propri ideali impegnandosi in prima persona. L’incontro, infatti, si è concluso con uno slogan molto coinvolgente proposto da Green Peace, allo scopo di liberare trenta attivisti rinchiusi in Russia per aver avuto il coraggio di affermare la loro indipendenza e le loro idee.

Maddalena Andreoli e Matteo Erli, Liceo Ariosto