La matematica come alfabeto del mondo”: così s’intitola l’incontro che sabato 16, al Salone del Libro, ha visto protagonisti Piergiorgio Odifreddi, Umberto Bottazzini e Gabriele Lolli, che hanno dibattuto animatamente su alcune questioni fondamentali della filosofia della matematica. Che cosa sono i numeri?” è il primo quesito che viene posto ai tre matematici i quali, nei loro libri presentati in occasione della fiera, propongono diverse prospettive sull’argomento. Il primo intervento, di Gabriele Lolli, si concentra unicamente su tale interrogativo e sostiene la tesi secondo cui i numeri, e tutta al matematica, sono un’invenzione culturale che nella storia ha avuto un andamento ondulatorio, vedendo una continua alternanza fra alti e bassi. La matematica si è inizialmente fondata su una categoria di numeri, spiega il logico, i naturali, nati (già dall’Antico Egitto) ricchi di accezioni metafisiche che li hanno dotati di una notevole solidità ontologica. Oggi, con la continua creazione di nuove categorie numeriche, risulta impossibile dare una vera e propria definizione di “numeri”, poiché questa muta il proprio significato a seconda della logica usata per parlarne. 

Viene passata dunque la parola a Umberto Bottazzini, che si dimostra essere non completamente d’accordo con Lolli: secondo il matematico, infatti, questo carattere ondulatorio attribuito ai numeri non è corretto, mentre al contrario, si dichiara a favore della concezione della matematica come prodotto culturale, storico e soprattutto umano. Inoltre, Bottazzini fa luce sulla propria opinione riguardo la natura ontologica dei numeri, introducendo un discorso molto interessante sul loro fondamento biologico ed in particolare neurologico. Piergiorgio Odifreddi, che definisce il suo approccio alla tematica essere “dal basso” rispetto alle visioni più filosofiche e metafisiche degli altri due autori, sposta la discussione su un altro punto focale: si disinteressa alla vera e propria definizione, per parlare di numeri. Ci ha dunque regalato un breve ma interessante squarcio sul proprio libro, proponendoci alcuni aneddoti, definiti così dall’autore stesso, sui numeri più semplici (3, 4, 5…).

L’incontro si è concluso con una riflessione condivisa dai tre interlocutori della conferenza sulle interazioni tra matematica e fisica, e in particolare su come oggi alcune questioni della fisica utilizzino gli strumenti matematici più complessi per elaborare teorie che illustrano concetti decisamente astratti per il taglio pratico della disciplina in sè, come la teoria delle superstringhe o la M teoria. In questi termini, non si può dire che la fisica sia stata “corrotta” dalla matematica moderna, o che si sia appropriata dei suoi strumenti: in realtà, come spiega Odifreddi, spesso la fisica utilizza oggi i mezzi matematici più avanzati e sofisticati per normalizzare quei risultati incompatibili con gli esiti sperimentali, ottenuti in ambiti come, ad esempio, l’elettrodinamica quantistica. 

Giovanna Buzzo e Chiara Cozzarini

Liceo Grigoletti, Pordenone