Come le biblioteche, allo stesso modo anche l’Università soffre, pur senza disperarsene più di tanto, di una crisi d’immagine, legata a una crisi di comunicazione: una crisi dell’immagine comunicata e percepita. Sembra ovvio che nelle aule universitarie ci si soffermi solo sulla teoria e sembra invece meno ovvio che, a volte, qualcuno da quelle aule scelga di uscire e di farsi stordire dal marasma di eventi come il Salone del Libro, proprio per cercare di mettere insieme dati e loro percezione.

La nostra sfida è stata semplice, affrontata con strumenti semplici. Abbiamo pensato che il Salone potesse essere un valido banco di prova di quello che sui libri studiamo quotidianamente e abbiamo, quindi, deciso di immaginarci un modo per acquisire il maggior numero possibile di informazioni dalla materia viva del Lingotto. Passando sopra l’eventuale orgoglio connesso alla mancanza di un precedente accademico a cui poterci rifare e orientare. Ci siamo buttati.

Coi potenti mezzi di iPad e questionari e con l’indispensabile supporto del BookBlog, di dati ne abbiamo acquisiti un bel po’.

Abbiamo raccolto un centinaio di questionari, per ottenere i quali abbiamo importunato visitatori di ogni tipologia, scontrandoci in alcuni casi con una certa diffidenza verso la nostra operazione, che non avendo contorni commerciali definiti stonava, volontariamente, in un contesto di compra-vendita generalizzata. In altri casi abbiamo incontrato persone entusiaste di partecipare all’iniziativa. Da tutte queste situazioni abbiamo imparato molto, al di là di orgogliosi pregiudizi. Alcune persone a cui abbiamo sottoposto il questionario si sono, infatti, dimostrate orgogliose di partecipare all’indagine e di potere, in un certo senso, far valere il proprio ruolo attivo nel mondo del libro, altri si sono schermati dietro il pregiudizio in cui cadiamo tutti ogni volta che, per strada, un attivista di Emergency o Green Peace sembra volerci intercettare. Il Salone è assimilabile a una città a cielo aperto, e come in una città, le contraddizioni tra chi vi passeggia sono molte.

Proprio l’analisi di queste contraddizioni costituirà il materiale di una rielaborazione, orgogliosamente, accademica. Di questa analisi cercheremo di dare un’immagine complessiva e immediata. Se c’è una cosa che abbiamo capito dall’esperienza del Salone è l’importanza dell’immagine nei processi di comunicazione.

Il nostro scopo ultimo è quello di capire che immagine di biblioteca abbiano in mente gli utenti del mondo del libro, che però, per poterci comunicare le loro idee, hanno certo bisogno di potersele immaginare, queste biblioteche.

Restate connessi, a partire dai dati che ci avete fornito, stiamo elaborando immaginazioni prêt-à-porter.

Francesca Martino