Palermo. 23 maggio. 1992. 500 kg di tritolo.

E’ così che Giovanni Falcone ci ha lasciati. Ma a farlo rivivere ci pensano Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Falcone, Francesca, anche lei vittima della strage di Capaci, e il ministro Anna Maria Cancellieri, in un vivo e coinvolgente dialogo. Ma che uomo era Falcone? Sicuramente, come dice il dottor Morvillo, procuratore antimafia di Palermo, Falcone all’epoca era un uomo che aveva ormai perso tutto, e, tra l’altro, una persona non gradita all’interno del suo ambiente. E’ triste da dire, ma è diventato un eroe solo dopo la sua morte: addirittura alcuni suoi colleghi, all’interno del tribunale di Palermo, cercavano di ostacolarlo e rendergli le sue azioni più complicate. Ma la sua improvvisa scomparsa, il 23 maggio intorno alle 18:00, nei pressi di Capaci, ha risvegliato i siciliani. Anche i suoi nemici, che fino a quel momento avevano cercato di mettere i bastoni tra le ruote a Falcone, dopo la strage lo considerano un simbolo. “E questo fa rabbia” esclama con fermezza il procuratore. E, proprio per questo motivo, a venti anni dalla strage desiderano ricordarlo non attraverso la pubblicazione di libri, ma facendo parlare persone vicine alle vittime.

La lotta alla mafia ha compiuto, dal 1992, importanti progressi, soprattutto dal punto di vista militare; ciononostante, il grande problema che rallenta questa eterna battaglia alla criminalità organizzata è la fitta rete di traffici esterni di Cosa Nostra, che purtroppo coinvolgono dall’ambito politico a quello economico, diventando quasi paragonabile ad una holding finanziaria. Sono necessari, a detta del dottor Morvillo e con l’assenso del ministro Cancellieri, urgenti norme legislative che tutelino i diritti del cittadino e, soprattutto, impediscano i legami di potere tra mafia e governo.

Margherita Mastellari e Sara Hamado

Liceo Classico Ariosto Ferrara