Papà perché non mi comperi il cellulare?
Questa è la domanda che ognuno di noi ha sicuramente e ripetutamente posto ai propri genitori. Proprio come ha fatto, in quarta elementare, la figlia di Nicola Limardo; la risposta è stata “No”. Ma non un semplice no, poiché Nicola, ricercatore ed esperto di fisica quantistica, non poteva né voleva non motivare questa sua risposta. Lo ha quindi fatto con un libro, affinché la figlia, ma anche e soprattutto tutti i suoi lettori, possano rendersi conto dei pericoli che l’uso del cellulare comporta.
“Quello che è nato come mezzo per migliorare le nostre vite ne sta diventando invece il fine.” afferma infatti Nicola, in apertura dell’incontro -tenutosi oggi nel “Caffè letterario” del Salone del Libro in collaborazione con l’associazione di volontariato “Lions club international”- dove ha presentato il suo libro “Papà perché non mi comperi il cellulare?”, tra poco in commercio.
Temi centrali sono stati i numerosi problemi fisici e psicologici che l’uso del cellulare provoca, di fronte ai quali, tanto i ragazzi quanto gli adulti presenti, sono letteralmente “caduti dalle nuvole”: miopia dovuta alla luce blu, alterazione delle cellule e aumento dei tumori sono solo alcune tra le problematiche più “impressionanti”. Per cercare di prevenirle è necessario limitare l’uso del proprio smartphone e soprattutto cercare di non appoggiarlo alla testa: ogni volta che facciamo una telefonata, infatti, le onde elettromagnetiche provocano un danno biologico che nel tempo può diventare una patologia. Fondamentale è inoltre l’età in cui i bambini iniziano a utilizzare questo strumento: prima si inizia, peggio è. E, se in paesi come Francia, Inghilterra o Belgio, l’uso dei cellulari non è consentito per legge ai minori di 12 o addirittura 14 anni, in Italia non è prevista alcuna prevenzione. Da uso ad abuso poi si arriva presto anche alla dipendenza, strettamente collegata alla perdita di relazioni interpersonali e alla modificazione dell’umore. “Coi cellulari ci sembra di avere il mondo sempre a portata di mano, ci sentiamo quasi onnipotenti e finiamo per non distinguere reale e virtuale” sostiene Angela Donato, esperta di tecnodipendenze, che, per concludere l’incontro, ci invita, pertanto, a ritornare ad essere più umani.
Gaia Olocco e Gaia Pignata, Liceo classico Vittorio Alfieri
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