Non so chi ho davanti. Non sono tenuta a saperlo. Sono uomini che passeranno gran parte delle loro vite in carcere, magari per reati che io stessa considererei senza appello, eppure il carcere mi sembra comunque la peggiore soluzione per loro, per me che li incontro.
Vado a parlare del mio lavoro di storica. Lo faccio a partire dal mio libro Piccola città che è la storia dell’eroina nell’Italia del dopoguerra e di una figlia e di un padre, negli anni settanta e ottanta del ‘900. E’ la storia di un’assenza, di una distanza, della necessità di capire, della difficoltà di non voler giudicare né esprimere un giudizio da parte della figlia sul padre che è stato tossicodipendente.
Il mestiere del giudice e quello dello storico hanno elementi in comune, il concetto di prova riguarda entrambi, così come quello di fonte, non dovrebbe riguardare lo storico il giudizio, ma lo riguarda l’indizio.
Di queste cose abbiamo parlato in carcere, così come degli elementi che servono per raccontare la storia, la propria e quella degli altri.
Ne abbiamo individuati quattro:
il punto di partenza: da dove vieni, il tempo
il percorso: la strada che fai, che può essere dritta o piena di curve e interruzioni
gli altri: le persone che incontri nel corso della tua vita
E poi c’è la scelta. Quel momento in cui prendi in mano la tua vita e decidi quanto allontanarti o restare legato alle tue origini; che strada fare; con chi farla.
Uno solo di questi elementi non basta. Ogni storia li intreccia tutti: prendiamo mio padre, prendiamo Garibaldi, prendiamo una qualsiasi delle persone che sono lì con me. Ma molti ne usano uno solo: è una consolazione pensare che tutto è determinato dal luogo in cui si nasce, dalle persone che incontri, dalla strada che ti trovi a percorrere.
Credo che la storia, sia allora la più utile fra le discipline per smontare questa narrazione di sé e del mondo che ci circonda.
La storia non serve ad altro che a indicare un metodo. Per il resto, per l’idea che serva a non ripetere gli errori ho guardato tutti negli occhi e ho domandato: ma guardate dove siamo? se fosse come dite voi dopo la morte di Abele sarebbe andato tutto liscio.
Vanessa Roghi
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