In diretta nel cortile del Castello di Ferrara e in contemporanea su Radio mondo tre, alle10:45 si è tenuto l’incontro intitolato :”Parole Coraggiose” con gli ospiti Berhtita Isabel Zùniga Càceres, Osiame Molefe e James Palmer. Nell’intermezzo gli studenti del conservatorio G. Frescobaldi di Ferrara hanno compiuto meravigliose performance musicali. Conduttrice dell’evento Anna Maria Giordano.

         

L’incontro inizia con i ringraziamenti ai membri di Internazionale e alla redazione di Radio mondo tre, per essere presenti alla 5° diretta al festival di Internazionale di quest’anno. La presentatrice inizia ponendo la prima domanda al referente del giornale The Global Times, James Palmer. Utilizzando dati statistici ci informa che l’Egitto è secondo nella classifica dei paesi con più giornalisti arrestati. Il primo paese è la Cina.

James ha avuto il compito di “raccontare la Cina di oggi, cercando di illuminare le zone d’ombra del paese”. Il giornalista ci racconta che oggi i mass media e la stampa stanno passando il periodo peggiore da dopo il 1999, periodo della rivoluzione culturale. Tra il 2008 e 2009 i giornalisti hanno sperato in un miglioramento della situazione, pubblicando anche articoli che raccontavano le torture avvenute in quel periodo, ma adesso tutto è scomparso; i nomi più importanti del giornalismo sono scomparsi e i nuovi articoli trattano di temi che vanno contro l’Europa. Il giornalisti che vengono invitati dibattiti televisivi fanno dichiarazioni forzate. La gente ha paura di dire qualcosa di sbagliato.

I giornalisti troppo influenzati dallo stato, non trasmettono mai notizie estremamente veritiere.

E’ impossibile ottenere da parte dei giornalisti notizie veritiere; infatti, una piccola storia può essere pubblicata o da giornalisti indipendenti, con il rischio di non trovare più la storia dopo due giorni, oppure attraverso catene editoriali che la pubblicano per scopi personali. Ad esempio “Sotto la cupola” è un’associazione che ricerca la verità sulle vittime dell’inquinamento, che stando ai dati attuali sono un milione di morti in un anno.

La parola passa a Berhtita Isabel Zùniga Càceres, nipote di Bertha Càceres, attivista e rivoluzionaria sindaca di Honduras, fondatrice del Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras(COPINH). La sindaca inizialmente era un’ostetrica che, supportata dalla figlia, Berhta, aiutava le donne indigene ad avere parti assistiti. Guadagnatasi così il sostegno delle popolazioni indigene, Berhta decide di darsi alla politica per sostenere la comunità. La figlia, ispirata dalla madre, diventa un’attivista riportando quanto è pericoloso fare informazione. Per questo motivo la madre di Berhtita è stata innumerevoli volte minacciata fino alla tragica notte del 3 marzo 2016, quando viene freddata con otto colpi alla nuca. La figlia continua l’opera della madre, ispirata dagli insegnamenti della nonna. “Impegnarsi nel proprio lavoro, nel paese che bisogna difendere insieme al popolo. Qualsiasi stile di vita tu faccia, dovrai tornare indietro alla tua città, a questo tipo di lavoro”: questo è quello che Berhtita vuole trasmettere ai suoi futuri alunni, inseguendo il pensiero della nonna, una volta diventata insegnante.

Il terzo ad intervenire è Osiame Molefe, ideatore di Collective media, una start-up che riunisce tutti i giornalisti indipendenti e che li sostiene. Osiame ci racconta che in Sud Africa i giornalisti non sono soggetti a censure ma, nel caso in cui i temi trattati siano scomodi, lo stato interviene subito. Il giornalista, inoltre, ci informa di un nuovo progetto che andrà in porto a gennaio: fornire ai giornalisti di Collective media un supporto istituzionale tale da sembrare membri delle grandi aziende commerciali. In Sud Africa, infatti, solo quattro aziende commerciali detengono i principali titoli giornalistici.

L’ultimo tema trattato con Osiame è il tema dell’omofobia. In Sud Africa è presente una costituzione progressista dove sono vietate discriminazioni. Nonostante tutto tali diritti rimangono solo sulla carta. Secondo una indagine fatta sul territorio riguardo l’omosessualità, la maggioranza dei cittadini interpellati ha risposto che l’omosessualità è sbagliata ed è considerata una malattia. Da questo si può capire quanto la situazione sia in realtà precaria e difficile.

Anna Di Garbo e Francesca Menegatti