Pierpaolo Vettori, adottato dal Liceo Galileo Galilei di Alessandria, ci racconta la seconda parte della sua esperienza di adozione. Se volete seguire il filo del discorso in questo articolo trovate il primo contributo dello scrittore. Appuntamento al Salone il Sala Gialla lunedì 20 maggio dalle 11.00 in poi per conoscerci finalmente di persona!
Nella mia valigetta ci sono documenti scottanti: i racconti dei ragazzi che sto per incontrare ad Alessandria. Li ho riletti in treno e ne ho approfittato per apportare qualche ulteriore correzione. Alcuni hanno avuto bisogno di un’aggiustatina, altri erano già completi e necessitavano solo di una spolverata qua e là. Tutti però sono interessanti e, tra ingenuità d’obbligo e forme non proprio classiche, brillano immagini potenti e intuizioni straordinarie.
Loro però, intendo gli studenti del Galileo Galilei, non lo sanno e attendono l’esito tra pianto e stridore di denti. Appena arrivo davanti all’istituto, scorgo un tizio che porta sulle spalle una specie di fucile avvolto in una custodia nera. Se non è un terrorista che vuole far saltare la scuola a colpi di bazooka, non può essere che Fabio Ferrero, il regista che filmerà il nostro incontro. Per fortuna è proprio lui e così entriamo insieme nell’aula dopo aver bevuto un buon caffè al bar dell’angolo. Ci accoglie la professoressa Giordano con la consueta cortesia. I ragazzi sono fortunati ad averla in classe: è giovane, entusiasta e competente. E’ quasi troppo facile studiare così. Cominciamo il nostro incontro. Leggo i racconti e li commento. I ragazzi sono stupiti di sentire le loro storie lette ad alta voce. Forse cominciano a rendersi conto della loro bravura e della magia che possono sprigionare. Sono delusi dalle critiche anche severe che rivolgo loro, ma solo perché vorrebbero fare meglio. Propongono di scrivere ancora, vogliono vedere dove riescono ad arrivare, ma è il nostro ultimo incontro. Decidiamo così di continuare il nostro rapporto anche oltre la durata del progetto “Adotta uno scrittore”. Una volta cominciata una cosa divertente, non si può smettere a comando.
Uno studente alza la mano e dice: “Ho capito di essere l’unico che non sa scrivere bene in questa classe”.
Uomo di poca fede. Tra poco mi arriverà il suo nuovo racconto via mail. Qualcosa mi dice che sarà uno dei migliori. Alla fine ci salutiamo e torno in treno con Fabio Ferrero. Anche lui è colpito dalle storie che abbiamo letto. Facciamo amicizia durante il viaggio e la cementiamo scoprendo di essere entrambi tifosi della squadra di Torino. Quale? Perché, ce ne sono due?
Pierpaolo Vettori
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