Oggi a Palazzo Roverella, Pietro Bartolo (medico di Lampedusa e protagonista di Fuocoammare) e Lidia Tilotta (giornalista e scrittrice), moderati dalla scrittrice ferrarese Daria Bignardi, hanno presentato per la prima volta il libro Lacrime di sale.
“E’ gelida l’acqua. Mi entra nelle ossa. Non riesco a liberare la stazza dell’acqua. Uso tutta la mia forza e la mia agilità ma la lancia resta piena. E cado. Ho paura. E’ notte fonda e fa freddo.
Siamo a quaranta miglia da Lampedusa e, se non riesco a farmi sentire subito, mi lasceranno qui e sarà la fine. Non voglio morire così. Non a sedici anni.”
(Lacrime di sale, Pietro Bartolo e Lidia Tilotta)
A sedici anni rischia di annegare e a questo fatto resterà legato tutta la vita, tanto che ora è lui che cerca di salvare i naufraghi che, dal Medio Oriente e dall’Africa, giungono al confine meridionale dell’Europa: Lampedusa.
Il libro racconta, attraverso le fasi più importanti della sua vita e le storie di coloro che arrivano sulle sponde dell’isola, le vicende che lo portano dal rischio di annegare fino alla vittoria dell’Orso d’Oro di Berlino per il docu-film di Gianfranco Rosi, Fuocoammare, che lo vede protagonista.
Pietro è un uomo di cuore, capace di grandi emozioni e che sa far emozionare chi lo ascolta, mai abituato al dolore che tutti i giorni vive da venticinque anni, sempre sconcertato per l’orrore apparentemente senza fine del terzo millennio.
Racconta delle ispezioni cadaveriche, “il medico che ha fatto più ispezioni al mondo” dice con tristezza e ironia, della paura di aprire quei sacchi verdi, la paura di non sapere chi c’è, la voglia di trovare qualcuno ancora vivo, ma questa speranza è assai lontana.
Racconta delle donne sfruttate, del traffico di prostituzione, anche minorile.
Racconta di cose che nessuno sa, o forse che nessuno vuole sapere, come della patologia dei gommoni, di quella benzina mista ad acqua salata che inzuppa i vestiti e che, nel giro di poche ore, porta a lesioni gravissime che nel caso migliore si portano dietro tutta la vita, come marchio di ingiustizia e orrore.
Denuncia il mondo che chiude gli occhi, denuncia tutti quelli che dicono cose sbagliate: “ci ruberanno il lavoro, sono terroristi, malati…”.
Per tutto questo chiede poco: una luce per lavorare, un bagno da far utilizzare alle donne sbarcate e forse un elicottero in più per trasportare tutte quelle persone che non possono essere curate a Lampedusa.
Chiede che il limite delle venti miglia sia abbattuto perché è necessario andare incontro ai migranti, perché no, non è vero che così aumenterebbero (sono invece in diminuzione); così si eviterebbe che questi muoiano tutti i giorni perché spesso è troppo tardi per salvare chi ormai non ha nemmeno più gli occhi per piangere.
Gabriele Druetta e Andrea Righi
Liceo Alfieri – Torino e Liceo Ariosto – Ferrara
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