“La democrazia ce la teniamo per noi. Il potere, un potere anche molto autoritario, lo facciamo vedere ai profughi”. Così si è aperta ieri, sabato 5 ottobre 2013, l’intervista di Michael Braun, Rachel Donadio e Ferdinando Giugliano a Pietro Grasso, Presidente del Senato.
Una simile riflessione porta a chiedersi: il reato di immigrazione clandestina, previsto  nel nostro Paese dalla “legge Bossi-Fini”,  non confligge con la garanzia del rispetto dei Diritti dell’Uomo e con l’articolo 10 della Costituzione italiana che dovrebbe garantire asilo ai profughi? La risposta è sì e dovremmo preoccuparcene tutti, anche l’Unione Europea nelle sue politiche comunitarie.
Altro problema di scottante attualità su cui concentrarsi è il sistema giuridico italiano, decisamente troppo lento e molto meno efficiente rispetto ad altri Paesi. Una realtà in cui permangono ancora tre gradi di giudizio e una sentenza definitiva può arrivare anche dopo 12 anni di processo non può e non deve essere considerata virtuosa. Lo scorrere del tempo può portare anche all’estinzione del reato, la nota “prescrizione” che secondo Grasso non dovrebbe più sussistere una volta cominciato un processo.
In riferimento al suo passato da magistrato, il Presidente del Senato ha poi affrontato il tema della connivenza tra mafia e politica, forma di intermediazione tra i bisogni dei cittadini e chi detiene il potere, spiegando che dalla voglia di opporsi a tutto ciò è nato in Sicilia il movimento “Addio pizzo”, creato da alcuni giovani per concentrare gli acquisti su quelle attività commerciali che non collaborano con la mafia.
L’instabilità politica degli ultimi tempi, in realtà, ha messo in guardia la criminalità organizzata dall’eventualità di essere sconfitta e contemporaneamente ha causato una disaffezione dei cittadini da  tutto ciò che riguarda le istituzioni, in particolare dai partiti, che necessitano di cambiamenti radicali: da una maggiore concretezza ad una struttura interna più flessibile.
I cittadini non si sentono rappresentati da parlamentari che hanno stipendi altissimi e non si occupano di esodati, cassa integrazione e disoccupazione, né sono contenti di una legge elettorale che non consente loro di scegliere i propri candidati.
Questo sistema andrebbe cambiato alla base perché “se non c’è base”-ha concluso Grasso-“non si potrà mai arrivare alle altezze”.

Virginia Todarello,  Liceo Alfieri
Riccardo Cavallari, Liceo Ariosto