spinelli_grossiTempo fa, quando scoprii con mia grande sorpresa che la vita dello scrittore era meno romantica di quanto mi aspettassi, mi trovai pian piano a risparire in quella stanza da cui speravo che una pubblicazione mi avrebbe liberato. Quando qualcuno mi chiamava per invitarmi a parlare in pubblico o presentare un mio libro, trovavo spesso delle scuse per tergiversare o negarmi. Una precisa richiesta decisi però fin da subito che non avrei mai rifiutato: di andare a parlare in una scuola. Non tanto perché la mia megalomania mi facesse credere di poter essere utile a degli studenti: più perché quegli studenti avevano a prescindere la mia simpatia. Da giovane ho detestato buona parte delle mie scuole e dei miei professori, e mi pare così di ripagare un conto in sospeso. Vado a fare ciò che avrei desiderato accadesse a me: sentire qualcuno dirmi che si vive anche senza libri, ma che i buoni libri fanno vivere meglio. Che scrivere fa spesso male alla salute, ma che di quando in quando può darci una mano. In ogni caso, l’ha data a me.
Quindi, eccomi salire verso Torino e l’istituto Altiero Spinelli, II liceo scientifico delle scienze applicate. Il tempo come spesso accade è volato, i ragazzi sembravano più attenti e curiosi del solito. Abbiamo parlato un po’ del perché mi trovavo lì, hanno riso quando ho confessato loro che non li invidio, abbiamo deciso di provare a vedere insieme cosa accade se si prova a scrivere senza pensare, ho risposto a qualche loro curiosità e ho fatto fare loro un semplice esercizio di scrittura. Ho anche dato loro un esercizio per la prossima volta, per sapere da dove riprendere. Emma mi ha detto che parlo molto, e che le faceva male la testa. Lo dice sempre anche mia moglie
Pietro Grossi