La sessualità, già di per sé è un argomento complicato per le dinamiche psicofisiche che la costituiscono, calata all’interno del mondo arabo e della cultura musulmana, altrettanto complessi ai nostri occhi, diventa una tematica quasi inaccessibile per noi occidentali. Per comprendere appieno questa realtà, è fondamentale associarla al contesto politico specifico del Medio Oriente. A tal proposito la giornalista Shereen El Feki identifica nel sesso una lente per cogliere le dinamiche sociali della comunità musulmana. Il sesso, dunque, come mero riflesso della politica di un paese e viceversa. La vita sessuale è influenzata e fortemente regolamentata dal connubio, che vige in molti di questi Stati, tra potere temporale e potere religioso.  Alle leggi e ai dettami si aggiungono usanze secolari, che a noi appaiono barbare, poiché non ne conosciamo le ragioni culturali. A proposito di ciò è comune a molti Musulmani l’opinione che “Dio abbia diviso in dieci parti il piacere e nove di queste siano state poste nella donna mentre solo una nell’uomo”.  Questo spiega l’usanza della circoncisione femminile, che mira a reprimere la voluttà delle donne la cui causa è individuata proprio nella clitoride. Il desiderio di sesso, insito per natura nella donna, è infatti considerato eccessivo e pericoloso per la durata del matrimonio e quindi per la stabilità della famiglia, che sono istituzioni incrollabili in Medio Oriente, così come in occidente.

L’Islam, anche a causa della mancanza di una figura religiosa di riferimento unica come il papa, si presta a molteplici interpretazioni e quindi anche ad essere piegato alle volontà politiche e repressive di Stati fondamentalmente teocratici. Un esempio di questa discrezionalità nell’affermare dettami religiosi è il divieto di guidare per le donne in Arabia saudita, abrogato solo una settimana fa, ma che in molti altri paesi musulmani non è mai esistito. In società patriarcali e teocratiche, quali sono la più parte dei paesi del medio oriente, e in virtù del fallimento delle Primavere arabe, il maschio non intende rinunciare alla propria posizione sociale di superiorità rispetto alla donna. Da ciò consegue una serie di dogmi religiosi e sociali che impongono certi obblighi comportamentali che, se infranti, causano ‘aib, la vergogna, quindi l’esclusione sociale se non ripercussioni penali.

Ma per molti è pressoché impossibile reprimere la primordiale forza del sesso, che instilla nei giovani un primo moto di protesta e di intima necessità di cambiamento, che si evolve in rivendicazioni politiche: il privato diventa politico. Amore è rivoluzione.

Casari Francesco Fabrizio Pasqualini

Liceo Ariosto