La famosissima scrittrice spagnola Elvira Navarro, ha presentato oggi il suo libro pubblicato nel 2014, intitolato La Lavoratrice, che parla della patologia mentale causata dalla precarietà del lavoro.
Il suo lavoro è iniziato nel 2002, con la stesura di sole dieci pagine, che però poi ha chiuso in un cassetto e tralasciato, poiché aveva la necessità di far passare del tempo dato che in quel periodo non ancora di piena crisi le persone iniziavano già ad avere delle difficoltà nel trovare un lavoro e nel comprare i mobili poiché i prezzi erano aumentati. I giovani, ha affermato Elvira, non avevano delle aspettative, infatti lei stessa nel 2009 praticava un lavoro precario ed era sottopagata, abitando in più in un appartamento condiviso. Sempre nel 2009 decise allora di iniziare a scrivere il romanzo una volta per tutte: la sua idea era quella di dare al libro un tono ironico, parlando dello stereotipo di persone che si credono artisti poiché hanno studiato teatro o cinema.
Una delle due protagoniste, Susanna, ha preso voce nel libro e poiché “ non riuscivo a smettere di parlare attraverso la sua bocca “, si è trasformato in un monologo inatteso che ha raccontato le esperienze di un delirio psicotico; da qui lo stile della scrittrice è cambiato radicalmente.
Per questo è diventato un romanzo diverso da quello che lei aveva in mente, poiché improvvisamente è subentrato l’argomento della pazzia; esso venne considerato dal punto di vista letterario, poiché la scrittrice non aveva avuto esperienze su questo campo, e venne quindi utilizzato per parlare delle identità delle persone.
Poiché Susanna non parla molto delle sue emozioni, le poche volte che lo fa non si riesce a capire se stia dicendo il vero oppure no.
Ovviamente, aggiunge, con il delirio di Susanna ha voluto indicare la Spagna degli anni 80 in cui lei stessa è cresciuta, una Spagna che quando lei era bambina era andata incontro a molte novità stimolanti, tra cui la democrazia; invece Elisa, l’altra protagonista, rappresenta la Spagna attuale, interessata più a far soldi che alla libertà delle persone.
Infine conclude affermando a piena voce che le due protagoniste sono state frutto di un’ispirazione interna, e non di una sua scelta; motivo per cui la figura maschile è quasi assente nel suo romanzo.
Caterina Marchini e Serena Conte, Liceo V. Alfieri
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