Di quando ero adolescente mi ricordo: i miei occhi spalancati, le orecchie tese, le mani pronte, il corpo alla ricerca di un punto dal quale iniziare ad avere una forma. E poi il mio nasone, certo. È per questo che ho paura degli adolescenti, perché se incontrassi la me di quando facevo il liceo so che mi scruterebbe fino a scuoiarmi, per capire quale parte di me deglutire, per prendersi un mio angolo e segnarne un pezzettino della sua geometria.

Prima di entrare nell’IIS Calamandrei di Crescentino, la scuola in provincia di Vercelli che mi ha adottata, ero terrorizzata: avevo chiesto ai professori di mettere le sedie in cerchio, di spostare indietro la cattedra, avevo sistemato tutti quegli occhi, quelle orecchie e quelle mani davanti a me, come tante Elise ed Elisi adolescenti, pronti ad attaccarmi.

Oltre al mio di naso, per difendermi, mi sono portata dietro anche quello di Cyrano de Bergerac: la sua spada, le sue parole, Rossana, Cristiano e tutti i cadetti di Guascogna. Ma non solo: per stare più sicura, ho portato anche i nasi di Gogol, di Vitangelo Moscarda, di Pinocchio e di Grenouille. Eravamo tutti schierati.

Quello che mi sono trovata davanti, per fortuna, è stato esattamente quello che temevo: ragazzi curiosi e attenti, tutti diversi tra loro, che hanno parlato di amor cortese, di cinema, di triangoli amorosi vampireschi, dei libri che amano, di Guccini, di Caparezza, delle canzoni di De Andrè. Ragazzi che hanno discusso con me le scelte di Cyrano, che hanno citato Bukowski e Marquez e che hanno messo sul tavolo anche il naso di Dante Alighieri (che io avevo clamorosamente dimenticato). Ragazzi che mi hanno vivisezionata e che si sono mostrati pronti a farsi vivisezionare.

Avevo impostato l’incontro come una riunione degli Alcolisti Anonimi, spiegandogli che la dipendenza della quale soffro è una dipendenza dalle storie, una forma di curiosità quasi patologica a causa della quale vorrei sapere tutto delle persone che incontro: cosa pensano, cosa sono, cosa amano; volevo che si raccontassero e loro hanno incominciato a farlo. E inoltre, incuranti della mia malattia, impavidi come solo gli adolescenti sanno essere, mi hanno chiesto amicizia su Facebook e qualcuno di loro ha anche iniziato a scrivermi.

Mi hanno proprio adottata, insomma; e adesso gli toccherà tenermisi.

Elisa Casseri

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