Torino, 20 maggio 2017
Settant’anni dopo la pubblicazione di Se questo è un uomo la voce di Levi è ancora incisa nelle menti di un pubblico che, conquistato individualmente, si presenta in una molteplicità di volti ed età. L’autore, infatti, riflette su temi che ritornano anche oggi, quali il senso di umanità e il conseguente egoismo che la pervade da sempre: un aneddoto richiamato da Anna Bravo, insegnante e scrittrice, racconta della scelta di condivisione di Levi di poche gocce d’acqua con l’amico Alberto, privandone i compagni; la riflessione implica un auto-esame di coscienza da parte dell’individuo che si premette al resto della società.
Levi non è solo testimonianza, ma vero e proprio racconto, che materializza la forza del suo scritto. La concretezza, la semplicità e l’utilizzo di figure retoriche derivano dall’adozione di un modello dantesco e in parte manzoniano, finalizzato alla spiegazione dell’irraccontabile tramite l’utilizzo di una via di mezzo tra finzione letteraria e verità dei fatti. Uno scrittore enciclopedico, data la capacità di captare qualsiasi informazione, che condivide il suo bagaglio culturale con l’intera umanità.
Il tema dominante dell’ultima opera di Levi, portato in campo dallo scrittore Marco Belpoliti, è il potere, definito da Primo come un rapporto orizzontale che coinvolge tutti. Il dominio oppressivo, analizzato tramite la letteratura, nasconde una commozione resa esplicita dall’utilizzo di una punteggiatura ricca di cesure.
Primo Levi: trent’anni dopo ci parla ancora.
Federica Verardo – Chiara Franzin
Liceo M. Grigoletti, Pordenone
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