Sono al mio secondo Adotta uno scrittore, e due indizi… si sa. La prova che ne risulta è che c’è qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri incontri con le classi. E la differenza trova la sua sintesi proprio nella parola “adotta”. Perché è quello che capita. In entrambi i casi si è creata una forma di ri-conoscenza reciproca, di appartenenza, di affetto tra le parti – ed è qualcosa che ogni volta fa venir voglia di tornare.

Ieri ho incontrato i ragazzi del Liceo “E. Amaldi” per la seconda volta. Abbiamo parlato di fratellanza partendo da un brano di Borges, in particolare quello di Elogio dell’ombra in cui Abele e Caino si incontrano stanchi, di sera, in un deserto – e si riconoscono soltanto perché sono alti uguali. Caino chiede scusa ad Abele e Abele, di cui si scorge il fatale segno in fronte, dice: «Non ricordo, ma sono stato io a ucciderti o sei stato tu?».

Quel segno, nella Genesi, era invece ciò che distingueva Caino: il marchio, ma anche il salvacondotto per sfuggire alla vendetta umana (soltanto Dio può giudicare e comminare la pena). Borges, col suo solito gioco di specchi ha introdotto un tema che poi abbiamo sviscerato (i ragazzi sono davvero bravi) con il primo capitolo delle Benevole, di Jonathan Littel: ovvero non dobbiamo mai credere di essere i buoni, di metterci nella posizione morale del giudicante (crederci migliori degli altri); per non dimenticare i passati tragici, capire bene il presente e non commettere altre atrocità in futuro, dobbiamo ammettere che in agguato c’è sempre il pericolo che si possa diventare noi i cattivi (a causa delle condizioni storiche e sociali, potremmo «perdere il diritto di non uccidere»).

Al primo appuntamento, (in cui s’era parlato di stelle e supernove, proprio nel giorno in cui la Storia ci regalava la prima immagine di un buco nero) ero stato accolto con focaccia e biscotti made in Novi Ligure; ieri mi hanno salutato per le vacanze con due vassoi di focaccia, uno dolce e uno salato.

Ah e s’è già creata una bellissima abitudine: con tutti i professori presenti (rarità che fa rima con serietà) finito l’incontro si va a bere il caffè. Insegnanti e Preside. Che dire: più adottati di così.

Per la prossima puntata ho chiesto loro di scegliere una storia di cui parlare: hanno scelto La casa di Asterione. Ho detto tutto. Al prossimo rapporto.

Leggi anche il resoconto della classe che lo ha adottato

Raffaele Riba