Era una giornata di sole invernale e mia figlia Sarah , come ogni lunedì mi portò i miei adorati nipotini, Elisa di otto anni e Tommaso di cinque.

Passammo buona parte del pomeriggio davanti al caminetto a giocare al “gioco dell’oca”, bere thè caldo e biscotti e leggere racconti fantastici.

Mentre preparavo i biscotti il piccolo Tommaso mi si avvicinò – “nonna posso avere il trenino di legno , quello con cui giocava Ellie da piccola?” – gli spiegai che il giocattolo si trovava in soffitta tra cumuli di cianfrusaglie , ma non seppi resistere all’insistenza di quei due occhioni furbi .

Così dopo essermi raccomandata con i bimbi presi la chiave e salii le scale verso la soffitta.

Al terzo gradino squillò il telefono, era la scuola media “M. Buonarroti”, sapevo già il motivo di quella chiamata e decisi di non rispondere .

Arrivai in cima alla rampa , all’ultimo piano e con un cigolio aprii la porticina . Un mondo intero si celava in quel luogo misterioso e oscuro: fotografie , giocattoli, vecchi vestiti, mobili usati che il tempo aveva dolcemente ricoperto di polvere e ragnatele.

Così decisi di iniziare la ricerca da un grande vecchio baule , in legno di faggio posto tra scatoloni di vestiti nel quale ricordavo ci fossero le vecchie cose dei bambini. Lo aprii con fatica e mi aiutai con una pila a leggere le rovinate intestazioni delle centinaia di scatole che ammiravo davanti a me come fossero un tesoro ed io il pirata.

Scarpette , bavaglini, grembiuli, cappottini : sembrava quasi di vedere scorrere il passato più bello, spensierato, commovente. Quando attirò la mia attenzione un pezzetto di velluto rosso che mi rimandò alla mente qualcosa , qualcosa di molto lontano ed ormai quasi dimenticato.

Estrassi energicamente l’angolino vellutato… e tutto prese tragicamente forma : come una ventata spazzò via la nebbia dalla mente e mi riportò a cinquant’anni fa . Quei fogli che avrei dovuto bruciare da tempo che mi avevano rubato la giovinezza , la felicità , l’amore.

Una rabbia enorme salì su fino alla gola ed infiammò i miei occhi facendomi tremare e ansimare .

Dopo qualche minuto decisi di calmarmi e con cautela raccolsi il quadernetto, lo osservai ne sfogliai lentamente le pagine sentendone la debole consistenza e l’odore di thè , fiori, e di pioggia.

Ogni pagina che scorrevo con lo sguardo provocava una fitta allo stomaco e l’adrenalina viaggiava ormai senza controllo nelle mie vene, tanto da impedirmi di chiudere quel Diario Maledetto e fuggire seppellendo nuovamente quella parte di me che ero quasi riuscita ad accettare . Una valanga di ricordi tenuti segreti fino a quel momento nella memoria erano stati liberati e mi stavano travolgendo paurosamente tutti in una volta .

13 Maggio 1940

“Vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei”

Oggi appena ho letto questa insegna sulla vetrata del bar all’angolo tra la scuola ed il municipio mi si è gelato il cuore .

Perché non ci vogliono ? Perché noi? Che cosa abbiamo fatto per meritare questo?

La mia famiglia non c’entra!..Noi siamo brava gente .(…)

(…) sfogliai altre pagine

24 Giugno 1940

Oggi mamma ha sorriso dopo tanto tempo a una mia imitazione del vecchio prof. Di matematica .

Potrei sforzarmi di più per renderla felice ma sono bloccata . Mi sento un’ egoista .

Miriam ha appena imparato a scrivere, è una bambina molto intelligente, solare, dolce … le voglio talmente bene !.. Non riesco nemmeno a considerare l’idea che avrà un’infanzia difficile, non se lo merita lei avrà tutto il meglio, deve essere così (…)

Ed infine mi soffermai qui, dolore .

23 Marzo 1941

E’ quasi un anno ormai che ci nascondiamo , sta diventando sempre più rischioso fare qualsiasi passo falso , un rumore , parlare ad un tono di voce che prima avrei considerato la normalità .

Non so se sentirmi in colpa o semplicemente graziata perché con me sento che c’è sempre il mio amato Giosuè . (…)

Smisi di leggere.

Le lacrime mi rigavano tutto il viso bagnando quella pagina per l’ennesima volta.

Giosuè era un ragazzo di campagna , c’eravamo conosciuti ad una festa per ragazzi ebrei e subito era scoccata la scintilla . Ogni secondo era un’occasione per stare insieme, a parlare, confidarsi, stringersi forte , piangere… . Era una creatura fantastica, mi faceva sentire amata come nessuno prima ed io amavo lui; credevamo che nessuno ci avrebbe mai diviso , ma ci sbagliavamo .

In quel giorno di Marzo correvamo per salire sul “Treno della Salvezza” diretto in Francia da parenti che ci avrebbero aiutati , e le nostre pene sarebbero cessate .

La mia famiglia era riuscita a salire senza problemi , io e Giosuè eravamo rimasti indietro tra la gente , quando un agente delle SS ci fece cenno di avvicinarci per controlli , ci misimo a correre , inciampai più volte ma Giosuè mi tenne stretta a se , con uno spintone mi caricò sul treno , dandomi prima un bacio sulla fronte- “Ti Amo”- e corse via facendosi inseguire dalla pattuglia , sacrificandosi per Me e la mia famiglia . Da quel giorno non l’ho mai più visto.

Piansi giorno e notte per mesi , smisi di mangiare , di dormire; i miei genitori fecero di tutto per avere sue notizie, finchè dopo un anno venimmo a sapere che era morto ai lavori forzati in un campo di concentramento. Quella fu la pugnalata finale .

Smisi di scrivere e con una foto di noi due giovani innamorati si conclude il mio Diario.

Era la prima volta che rivivevo quelle emozioni , che ripercorrevo quei passi , ed ora inaspettatamente li vedevo e sentivo sotto una luce diversa.

Scesi le scale pensando come quel dolore mi aveva cambiata , sfiancata , turbata ma ciò nonostante la vita poi aveva deciso di sorridermi : mi sono sposata ho avuto una figlia , due nipotini meravigliosi.

Li ammirai addormentati davanti al caminetto , due dolci , teneri angioletti . Non avrebbero dovuto mai passare ciò che vissero milioni di anime innocenti, no! …non sarebbe stato necessario, non più.

La storia è maestra di vita e mai più si sarebbero versati fiumi di lacrime e sangue per le stesse folli ragioni . Avrei richiamato quella scuola , avrei dato la mia testimonianza ai giovani di oggi che per tutti quegli anni ho loro negato cercando di dimenticare .

La “giornata della MEMORIA”, ora ne capisco il vero significato :

 

PERCHE’ il ricordo di ogni singolo errore serva a non ripeterlo,

PERCHE’ i sacrifici degli innocenti non siano stati vani,

PERCHE’ il miglioramento del NOSTRO FUTURO sia la vendetta del LORO PASSATO.

Anna Faccini 4E

Antologia della Memoria realizzata dai ragazzi del Liceo Scientifico Grigoletti di Pordenone