Roberto Saviano e Stefano Piedimonte arrivano a Pordenonelegge con un progetto, Comicamorra,  una serie di storie assurde che mostrano un lato nascosto ed incredibile della mafia, che sembra talmente assurdo da apparire falso.

I due scrittori evidenziano le contraddizioni che ci sono nella vita di ogni mafioso, che – dicono –  possono causare un cortocircuito il quale non fa dimenticare la tragicità delle mafie, perché le mafie non hanno nulla di comico e divertente, ma crea una breccia dentro la fortezza delle organizzazioni per scardinarle.

Una delle prime storie selezionate racconta di un mafioso che in aula dice al giudice”signor giudice mi sono pentito di essermi pentito”.

Ed aggiunge “io mi sono pentito per far capire a tutti quanti quanto sia facile fregare tutti, ho dimostrato davanti ai vostri occhi che chiunque sembri collaborare in realtà potrebbe mentire”.

Quando un mafioso collabora con la giustizia i clan camorristici si vendicano sulla famiglia, non è inusuale, infatti, che le persone, per stare tranquille, vadano all’anagrafe per trovare anche i propri parenti di terzo e quarto grado, oltre quelli di primo e secondo.

Un’altra storia selezionata da Saviano e Piedimonte parla di una smentita, pubblicata su un giornale di Napoli, dove la redazione si scusava per un articolo uscito in precedenza “Giuseppe V. non è un collaboratore di giustizia. La notizia riportata ha un’imprecisione, frutto di un errore nel nome di battesimo del pentito, che corrisponde in realtà al nome di Gaetano V., ci scusiamo con i lettori e con i suoi famigliari”.

I famigliari di G.V., se la notizia fosse stata vera, sarebbero dovuti scappare, perché sarebbero diventati bersagli.

Saviano racconta di una faida tra due famiglie mafiose di qualche anno fa che costrinse ben cento persone a scappare.

Saviano e Piedimonte passano poi a storie che raccontano di malavitosi latitanti da anni, che vengono arrestati a causa dell’incapacità di rinunciare al loro cibo preferito: uno di loro venne arrestato perché tornò a casa della mamma per mangiare le sue lasagne al ragù! “Il ragù ha provocato più arresti della Polizia” scherza Piedimonte.

Oppure un altro latitante, nascosto a Londra da anni, si fa arrestare perché non è riuscito a resistere alla tentazione di postare le foto che si era fatto fare nel museo delle cere di Madame Tussaud, su Facebook.

“La debolezza, il vizio” – dice Saviano – “ mostra che ogni aspetto umano rende debole un mafioso, ecco perché loro vogliono mostrare un aspetto militare, da duro, perché tutto ciò che è vulnerabilità è precario, facilmente attaccabile”.

I due scrittore raccontano durante l’incontro altri episodi simili a questi, episodi che mostrano quanto anche i mafiosi abbiano le loro debolezze, con quanta facilità commettono un errore che gli costa l’arresto e di quanti aspetti della quotidianità di tutti siano presenti nella vita dei camorristi.

La mafia è in un momento di particolare forza, i media ne parlano poco , i governi credono ci siano problemi più grandi, eppure le mafie sono l’economia più grande al mondo, solo di liquidità hanno 35 miliardi di euro. Perché ridere di tutto questo allora?

“Il riso “ – conclude Saviano – uccide la paura e senza paura non c’è la fede. In qualche modo le organizzazioni criminali mantengono la fede verso di loro attraverso la paura, il poter dire siamo ovunque, siamo tutto, arriviamo ovunque, per la paura gli si permette di decidere della vita e della morte delle persone: sei vivo perché loro l’hanno deciso, perché se ti volessero uccidere saresti già morto. E questa sera, quindi, ridendo di loro abbiamo rotto la paura e quindi rotto la fede.”

Sara Gaiotti