Tra i mille scopi che la rete può avere uno dei più importanti è sicuramente quello della comunicazione: la velocità con cui ci si può scambiare messaggi, video-chiamate o materiale dall’una all’altra parte del mondo è uno dei più grandi vantaggi che ci vengono offerti da Internet. Tanto è vero che sulla pagina iniziale di Facebook, dove vengono inseriti i dati per l’iscrizione, sono scritte soltanto queste parole: “Facebook ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita”. Davvero è cosi facile comunicare con qualcuno?
Ne “I sommersi e i salvati” Primo Levi arriva al significato essenziale, quasi biologico, della parola comunicare ricordando che tale atto è mancato durante la sua terribile esperienza di deportato. Ma nel mondo odierno, “civile”, l’incomunicabilità è sempre superabile?
Se oggi questo problema della comunicazione sussiste ancora, io credo vada adeguatamente contestualizzato. In una società in cui la telefonia, il web, i social network sono massivamente diffusi; in cui anche l’efficienza e la velocità della corrispondenza cartacea aumentano continuamente; in cui le lingue sono a portata di tutti e in cui comunque la diffusione mondiale dell’inglese come “lingua ufficiale della globalizzazione” non si è ancora fermata, parlare di incomunicabilità sembra quanto mai assurdo e fuori luogo. Il problema del comunicare si ripresenta oggi in maniera diversa rispetto a quella con cui Levi lo ha vissuto nei lager: non consiste tanto nell’impossibilità di comprendere una lingua, quanto nella mancanza totale di disponibilità a stabilire una comunicazione reale e completa. Di fatto, la tecnologia non sta facendo altro che inscatolare le nostre relazioni personali privandole di quella autenticità che dovrebbe caratterizzarle.
Senza ignorare le potenzialità della tecnologia, dobbiamo recuperare nella maniera più genuina possibile i rapporti umani che stiamo trascurando, uscendo dalle gabbie virtuali dentro le quali ci stiamo imprigionando. Abbiamo sempre meno tempo da dedicare agli altri, sempre meno voglia di trovarlo perché a volte richiede fatica e lentamente stiamo perdendo la capacità di comunicare e anche banalmente di parlare.
Irina Aguiari
Progetto “Galeotto Fu Il Libro”
Liceo Classico “L. Ariosto”, Ferrara
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