“Shakespeare ci ha inventati tutti”. Così si apre l’incontro di oggi, 15 settembre 2016, svoltosi in piazza della Motta a Pordenone.
Piero Dorfles, giornalista e critico letterario italiano, ha voluto dedicare al pubblico, a quattrocento anni dalla morte, una riflessione sul più grande drammaturgo di tutti i tempi.
L’intera conferenza si è concentrata intorno ad una domanda specifica: “ Perché Shakespeare è ancora un autore attuale?”. Ovviamente per un quesito così complesso non ci può essere una sola risposta.
Dorfles ha voluto dare una sua personale interpretazione, dicendo che innanzitutto il drammaturgo è stato per la lingua inglese ciò che Dante è stato per la lingua italiana: ha portato la lingua meno nobile al suo massimo splendore.
La modernità di Shakespeare si può notare, inoltre, nel modo in cui ha rivoluzionato la visione del teatro, decidendo di non rispettare più le regole tradizionali che erano valide sin dai tempi dell’antica Grecia. Scegliendo di non rispettare le unità di tempo e di luogo, introducendo il concetto del meta-teatro e lo strumento dell’ironia, ha dato vita ad un modo di fare teatro ancora oggi apprezzabile.
L’ultimo punto su cui si concentra la riflessione di Dorfles è la visione dell’uomo. Per Shakespeare l’uomo è al centro della scena, in quanto libero di decidere e consapevole delle proprie scelte. Dunque si verifica un capovolgimento della tradizione medievale, che vedeva gli uomini affidarsi ciecamente al regno divino.
Shakespeare ci ha resi quelli che siamo, infine, perché ha insegnato a tutti noi la consapevolezza della potenza del racconto e della parola.
Margherita Mautino, Sara Radegonda e Elena Villalta
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