Noi siamo ciò che mangiamo. Ma cosa mangiamo? L’85% dei prodotti agricoli che consumiamo sono derivati della cosiddetta “agricoltura convenzionale”, quella che, dal secondo dopoguerra in poi, utilizza pesticidi e fertilizzanti per incrementare la produttività, a discapito delle tradizioni nate con l’uomo più di 13ooo anni fa. Una convenzione con chi? Evidentemente con le industrie chimiche, sostiene Fiorella Belpoggi, Direttore del Laboratorio Sperimentale europeo, che insieme ai giornalisti Simran Sethi, Micaela Cappellini (Il Sole 24 Ore), Manlio Masucci (LifeGate) e Tommaso Perrone (LifeGate) ha analizzato la questione dell’alimentazione responsabile e consapevole nell’ambito dell’incontro Siamo fatti di Terra, tenutosi domenica 5 ottobre al Teatro Nuovo. La conferenza rientra nel ciclo di incontri omonimo, che ha come scopo la divulgazione di dati aggiornati riguardo l’agricoltura intensiva e sue eventuali alternative, prima fra tutte il biologico.

I relatori hanno fornito numeri inquietanti in merito alla quantità di pesticidi e fertilizzanti impiegati in media nelle coltivazioni odierne: per ogni ettaro di terra coltivata sul pianeta, sono necessari 396,5 kg di agenti chimici l’anno, cosicché ognuno di noi assume 95kg di fitofarmaci annui. A causa dei monitoraggi sull’utilizzo di pesticidi pressoché inesistenti e dipendenti dalle stesse industrie produttrici, però, questi dati sono quasi impossibili da diffondere tra la popolazione.

Nonostante l’agricoltura sia causa e fine dell’uomo, l’umanità è sempre più estromessa dall’equazione. La figura del coltivatore singolo e autonomo sta via via scomparendo, in favore di corporazioni che hanno introdotto un’agricoltura industrializzata che trascura i bisogni e le usanze culturali concentrandosi esclusivamente sul profitto. Questa scelta, come sottolinea la giornalista americana Sethi, ha ripercussioni anche sulla biodiversità che va man mano diminuendo, compromettendo sempre più l’intera catena alimentare. Un’altra problematica legata all’agricoltura moderna è la destinazione del 90% della produzione di cereali come soia e mais ad allevamenti intensivi mentre 820 milioni di persone nel mondo soffrono la fame.

Rendere il biologico accessibile a tutti, fare agricoltura consapevole e riportare l’attenzione di una popolazione distratta al quadro generale: queste le soluzioni proposte in ultimo dagli esperti, nella speranza che le future generazioni possano puntare ad un futuro più informato, ecologico ed ecocentrico.

Desiree Bindini e Martina Piscitelli