Anni ’80. L’Europa come un teatro, divisa da un sipario, al confine tra Est e Ovest. Da una parte la realtà chiusa dei regimi comunisti, dall’altra un’Europa più aperta e libera. è questa la metafora usata da Tiziano Scarpa nell’incontro di ieri, venerdì 9 maggio, in cui ha dialogato con Andrea Bajani e il gruppo L’Europa a 16 anni.
L’incontro ruotava attorno alla parola sipario, analizzata nelle sue diverse sfumature, da strumento scenico utilizzato nei teatri a mezzo di separazione, che copre eventuali problemi, che occulta la verità. I Greci usavano un teatro a scena aperta perché non avevano niente da nascondere, tutto era finzione, scherzo, gioco. Solo la morte non poteva essere rappresentata e veniva annunciata sulla scena da una maschera o dal coro. I Romani avevano raddoppiato lo stesso edificio e lo spettacolo era divenuto una realtà, fatta di combattimenti e di uccisioni. Tutto attorno, il pubblico. Ma era una sorta di reality show dell’antichità? Niente affatto. I reality hanno solo un apparente velo di verità, dietro al quale si nascondono le mani di chi sceglie cosa mostrare in televisione e cosa no. Anche la tv, quindi, non ci fa vedere tutto ma si interpone fra la realtà e lo spettatore come un sipario.
E i regimi totalitari come hanno raggiunto consensi tanto elevati? Modificando e tagliando discorsi e immagini meno incisivi e diffondendo, invece, video di grandi folle e ovazioni. La parola, il discorso sono anch’essi forme diverse di sipario con cui si può dire qualcosa e tralasciare qualcos’altro. Sta a chi parla decidere se recitare davanti al pubblico o nascondersi dietro ad una tenda rossa che gli assicura protezione ma non garantisce l’affidabilità delle sue parole.
Riccardo Cavallari e Andrea Gabban
Liceo Classico “L. Ariosto”
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