Dopo una partenza non molto decisa, uno stupefacente concerto di Bartok e una monumentale sinfonia di Šostakovič

Venerdì 15 marzo all’auditorium Rai di Torino l‘orchestra sinfonica della Rai, diretta da Andrey Boreyko, ha ospitato il pianista italiano Emanuele Arciuli. Il programma prevedeva il Concerto n.1 di Bela Bartòk per pianoforte e orchestra e la Sinfonia n.4 in do minore di Dmitrij Šostakovič Inizialmente l’orchestra non era partita molto decisa e in alcuni punti tendeva a coprire il suono del pianoforte; apprezzabili sono stati gli sforzi di Arciuli di emergere coi suoni netti e splendenti che Bartok aveva stabilito per questo primo tempo di concerto. Arciuli, inoltre, ha reso alla perfezione l’angosciosità di questo primo tempo nei suoni del pianoforte.

Dal secondo tempo inizia un bel legame tra pianoforte e percussioni che tendono quasi ad unirsi al pianoforte in un incalzare insistente fino alla sfumatura pensosa che assumono gli accordi del pianoforte nel finale di questo secondo tempo. L’orchestra, a differenza del primo tempo parte molto decisa e rende bene la maestosità del terzo tempo frammezzato da accenti folcloristici. Molto belle risultano anche le risposte del pianoforte e dell’orchestra tra di loro e viene resa molto bene la sensazione di dialogo tra le due parti. Infine, il direttore d’orchestra Boreyco gestisce alla perfezione tutto il concerto.

Nei bis Arciuli lascia un attimo di riposo al pubblico dopo i suoni quasi percussionistici di Bartòk, con un bellissimo brano di Beethoven in cui dimostra molta sensibilità nel suono.

L’orchestra prosegue la serata da sola, con la sinfonia n.4 in do minore di Sostakovic, in cui talvolta prevalgono eccessivamente le percussioni sul resto dell’orchestra. Comunque la maestosità di questa sinfonia é resa molto bene dalla sezione dei fiati e delle percussioni dell’orchestra. Nel finale l’orchestra sinfonica della Rai dona al pubblico, con un piano perfetto, una sensazione di incertezza e anche di delusione, poichè ci si aspetta che la sinfonia finisca in un altro modo. Il dolce amaro della fine che non ti aspetti

Francesco Mazzonetto,
Redazione Liceo Alfieri

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