Virginia Virilli ci ha mandato questo emozionante contributo che racconta la sua esperienza di adozione al Liceo Artistico Pinot Gallizio di Alba. Sottotitolo della Redazione: Le all star di Virginia Virilli. Leggete e capirete. In questo articolo trovate il controcanto della sua classe adottiva.
Ho deciso di scrivere solo alla fine, dopo i tre incontri, perché fermarli su carta avrebbe forse interrotto un preciso tipo di convinzione che ho dovuto tenere alto per circa un mese e mezzo. Devo dire la verità, ne sono uscita distrutta, rivoltata. Questo perché ho scelto di pormi in modo anti accademico nei confronti di questo gruppo di ragazzi, di non trattarli come una classe, di non dare per scontato che il mestiere dello scrittore interessasse tutti. Ho cercato di mettermi sul loro stesso piano schiacciando tra il mio corpo e il loro quei dieci anni che ci separano. E quando uno fa così, quando non si presenta come un maestro (quale io peraltro non sono e nemmeno posso fingere di essere) ma come un essere umano approssimativo e vulnerabile – Virginia Virilli, scrittrice esordiente, con i suoi veri gusti, le sue vere insicurezze, interrogativi, bisogni fisiologici – parte subito da una posizione svantaggiata perché non ha un titolo che lo protegga e che contemporaneamente lo definisca e lo renda riconoscibile: tutto il rispetto se lo deve guadagnare. Però fa anche una scelta comoda perché non deve essere preparato, nessuno si aspetta nozioni, deve solo essere vivo e sincero. Ora, io sarei potuta entrare in quella classe e iniziare a parlare di quello che ne sapevo di letteratura, di scrittura, farli esercitare magari ad inventare qualche storia; invece la prima notte, nel bed and breakfast di Alba, mentre tentavo di buttare giù qualche riga sul contenuto che avrei dato agli incontri in realtà venivo continuamente distratta dal pensiero di cosa mi sarei messa il mattino dopo. E mi vergognavo per questo pensiero, lo ammetto, e non riuscivo a capacitarmi di questa mia superficialità. E intanto continuava a passarmi in testa la scena di quando sarei entrata in classe, la mattina dopo, alle dieci, e l’impressione che avrei dato, la camminata, la posa che avrei assunto per piacergli a quei volti! Per non sembrare vecchia. In sostanza mi stavo preparando per il nostro primo appuntamento.
Ho dormito poco, pochissimo quella notte. Poi la mattina mi sono improfumata come si deve, ravviato il ciuffo, mi sono messa le all stars, i jeans abbastanza attillati e mi sono fiondata. “Dite la verità, quanti di voi stamattina hanno scelto i vestiti basandosi sul sentore di un’atmosfera? In base a ciò che immaginavano sarebbe stato questo incontro con lo scrittore? ”
Io sì, voglio dirvi la verità, io mi sono messa queste all stars per piacervi, per creare immediatamente empatia con voi, perché se mi fossi messa quegli altri scarponcini marroni che ho sicuramente vi sarei sembrata più vecchia, più distante. Ecco, siamo partiti da qui, da questi stati d’animo quotidiani e siamo finiti con facilità a parlare di libri, mestieri, ambizioni perché in fondo tutto è molto collegato, sono sicura che anche Dante e il Pontormo andavano in bagno, si infilavano una tunica e poi magari la cambiavano, e poi un po’ masticavano, poi un po’ scrivevano e disegnavano, ma erano esseri umani avevano le loro futilità, i loro dolori, la notte e il giorno. E se proprio vogliamo dare una definizione al nostro bel lavorìo di “Adotta uno scrittore”, be’ allora potremmo dire che per sei ore ci siamo esercitati tutti insieme a sporcarci le mani e “Sporchiamoci le mani” infatti è stato il titolo che a un certo punto abbiamo dato ai nostri super energetici incontri.
Grazie ragazzi. Very honoured. Non dimentichiamoci.
Virginia Virilli
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