I suoi più affezionati “seguaci” sanno bene che Stefano Benni preferisce leggere i suoi libri piuttosto che presentarli con parole che non appartengono alle pagine. Ed è proprio leggendo alcuni passi del suo ultimo libro, Pantera, che lo scrittore ha presentato alla gremita Sala Rossa l’omonima protagonista e il suo universo ipogeo. Pantera: non una bambina ma nemmeno una donna, semplicemente una regina dalla bellezza felina che un giorno decide di scendere le scale dell’ Accademia dei tre principi per inoltrarsi nelle profondità del mondo del biliardo, determinata a vincere qualsiasi avversario e infine anche se stessa. Pantera va ad aggiungersi alla schiera delle eroine di Stefano Benni, personaggio femminile inserito in un mondo di uomini, giocatori logorati, danneggiati all’interno e all’esterno, pieni di tic ma che conservano imperterriti la voglia di giocare quasi come fumatori accaniti nel loro vizio. Quando scende per la prima volta le buie scale dell’Accademia, Pantera sta andando incontro al suo destino, vuole prenderlo di petto con tutto il coraggio di una creatura invincibile, sempre più simile ad una dea; ma come le divinità della tradizione greca, anche Pantera resta comunque soggetta al suo destino.
Guidato da Alberto Rollo, direttore letterario di Feltrinelli dal 2005 (casa editrice “mamma” di Benni), lo scrittore parla di donne, in particolare di attrici (nominando figure come Angela Finocchiaro, Brenda Lodigiani e Lella Costa, con le quali ha lavorato) e le preferisce agli attori uomini perché più versatili e dotate, anche sul palcoscenico, di quella grazia necessaria a tenere insieme i registri comico e tragico. Che cosa manca troppo spesso agli uomini sul palco? Secondo Benni ciò che più limita e condiziona gli attori è la loro paura dei silenzi: la pausa, anche negli spettacoli comici, è un momento fondamentale che “fa parte della “musica del comico”, è il momento in cui si accendono le stelle”, è un silenzi che non va colmato né, tantomeno, riempito da battute forzate; perché un vero comico deve “prendere alle spalle” il suo pubblico in ogni momento, deve guadagnarsi le risate con continue sorprese, eliminando qualsiasi meccanicismo o forzatura. Benni non ama definirsi o essere definito “comico”, piuttosto “tragicomico” o addirittura “malinconico” e sa che è proprio la malinconia che traspare dalle sue pagine a conquistare i lettori perché “sono il riso e il compatimento a generare l’affezione del pubblico” come già sosteneva Aristotele in tempi più che remoti.
Ritornando a parlare del neonato libro (uscito solo sei giorno fa) viene raccontata la sua storia: avendo ricevuto da una casa francese la richiesta di scrivere la trama per un cortometraggio, Stefano Benni parla di Pantera e decide di chiede l’aiuto a Luca Ralli (insieme al quale ha pubblicato nel 2011 Fen il fenomeno) per illustrarla, in mente il progetto di una graphic novel. “Amo il fatto che siano i lettori a dare un volto ai personaggi dei libri ma oggi le immagini, troppo prepotenti, si impossessano della nostra fantasia e, nonostante in un certo senso sicuramente la limitino, dall’altra parte sono un ottimo e divertente mezzo di identificazione dei personaggi.
Nonostante la “vocazione per il mostruoso” di Luca Ralli, Stefano esige che Pantera sia bella, o meglio bellissima: lui la ha conosciuta, quarantacinque anni fa e vuole riconoscere nei disegni la bellezza divina che apparteneva alla vera Pantera. All’interno dello stesso volume, dopo il buio racconto di Pantera, dove l’unica luce presente è data dalle lampade poste sopra ai tavoli da biliardo, che sono le stelle per gli uomini dell’Accademia; troviamo il racconto di Alixi (parola campidanese per indicare il piccolo pesce azzurro): sirena di undici anni che vive sotto il caldo sole sardo ma è irresistibilmente attratta dalle buie profondità degli abissi marini. Alixi accudisce il vecchio padre pescatore che ” il mare lo guarda da lontano, è tanta la nostalgia che gli farebbe male toccarlo”ma dentro è anche un’eroina e, come Pantera, andrà incontro ad una sfida forse più grande di lei, determinata ad uscirne vincitrice.
Prima di lasciare la Sala Rossa, Benni risponde ad un paio di domande del pubblico: “Eroine, come Pantera ed Alixi, lo si nasce o lo si diventa?” la risposta è immediata: nessuno nasce sul cavallo con la spada stretta nel pugno, solo combattendo si diventa più forti, e combattere non significa per forza uccidere il nemico ma anche, semplicemente, desiderare che le cose vadano meglio per noi e per gli altri. ” Lei dà molta importanza al destino, pensa che sia possibile sottrarsi ad esso?” Benni risponde dopo un attimo di perplessità: ” Noi chiamiamo destino le azioni che provochiamo quando in realtà le pagine del libro che chiamiamo destino sono scritte da noi”. Lo scrittore saluta il pubblico rivolgendosi soprattutto ai giovani: hanno tanti futuri possibili davanti, ma ciò che è veramente necessario è cambiare tutti i “devo” e i “voglio che” in “io posso” perché è il potere l’unico in grado di dare la libertà (e purtroppo anche di toglierla) insieme alla consapevolezza di avere mille porte davanti e la possibilità di chiudere quella aperta sul mondo sbagliato per aprirne una sul cielo.
Micol Benini, Liceo Classico L.Ariosto
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