Stefano Disegni è un fumettista italiano celebre per i suoi lavori satirici in campo politico e soprattutto in campo cinematografico. Nato e vissuto a Roma si fa carico della tradizione cinica e pungente dell’ironia della sua città. Come ha dichiarato infatti più volte durante l’incontro, è sempre stato profondamente influenzato dalla comicità storica della sua città, ed è ad essa che deve parte del suo successo.
Portavoce di un tipo di letteratura spesso sottovalutata in Italia, ovvero il fumetto, è stato invitato al Salone Internazionale del Libro per presentare la sua nuova raccolta di fumetti: “L’ammazzafilm”. In questa raccolta sono presenti cinquantasei dei suoi lavori mensili pubblicati sulla rivista Ciak, rivista nata nel 1985 che si occupa di cinema. In quanto critico cinematografico Disegni si è guadagnato l’appellativo di “Demolitore”, poiché unisce disegni e parole per distruggere l’immagine sacrale che hanno alcuni film. Cinico e critico smonta in tanti piccoli pezzi pellicole all’apparenza perfette, senza preoccuparsi delle possibili reazioni al suo operato. Egli vede infatti nella critica accanita una forma di vendetta verso il torto subito nell’aver guardato un film brutto. Durante l’incontro qua al Salone Internazionale del Libro ha infatti dichiarato come non si debba “Mai perdere di vista la dissacrazione”. Disegni dissacra e demolisce la candida figura di kolossal hollywoodiani senza alcuna riserva, e allo stesso tempo si diletta nel sottolineare la già ben nota rovina che sono determinati film italiani. Nel “L’ammazzafilm” sottolinea infatti un odio profondo, dall’autore stesso più volte confermato durante l’incontro, verso Moccia e Muccino.
Dopo aver brevemente introdotto la sua recente raccolta si è concentrato sul raccontare eventi emblematici e divertenti della sua carriera di critico cinematografico. Le sue storie si sono spostate dal rapporto con Monica Bellucci, da lui inizialmente disegnata con volto canino, poi mutato in volto umano dopo aver assistito alla recitazione di Asia Argento, così piatta da rendere la Bellucci estremamente espressiva, all’aneddoto che vede Disegni e Caviglia i possibili ideatori di Matrix. Un loro lavoro uscito nel 1992 riprende infatti, in ogni minimo dettaglio, la storia raccontata nella trilogia cinematografica dei fratelli Wachowski, il cui primo film uscì nel 1997. Ha inoltre messo alla berlina fra parte di celebri autori italiani sottolineando le faide nate verso alcune sue tavole. Dal litigio nato con la coppia Castellitto-Mazzantini nato in seguito al loro ultimo, e a dir di Disegni orrendo, film alle invettive telefoniche lunghe ore di Nanni Moretti.
Successivamente, partendo da domande poste dal pubblico, ha sottolineato come il suo operato sia fine all’unione tra satira e giovani. Disegni vuole unire i giovani a un genere apparentemente così distante nella speranza di formare degli spiriti critici in una società che accetta passivamente ogni prodotto propinato dai Mass Media. I giovani devono andare al cinema con spirito critico ed esser pronti a mettere in discussione prodotti apparentemente senza difetto. I giovani devono criticare, altrimenti il cinema è destinato a fallire. Questa sua idea si ripercuote inoltre nel suo modo di vedere il fumetto. Il fumettista non deve mai prendersi troppo sul serio, sarebbe un auto-celebrazione inutile e rovinosa per il suo operato. Il fumettista è il primo a doversi criticare e deve sempre aver bene in mente il suo ruolo e la sua funzione nel panorama letterario attuale. Trova infatti estremamente lodevole il rapporto che riesce a creare Zerocalcare col suo pubblico, il quale parte da esperienze personali, costruendo fumetti integralmente sulla sua figura, e allo stesso tempo mantenere il giusto distacco da renderlo credibile nella sua opera di comicità e critica. Insomma, il fumettista deve essere molto attento alla sua posizione, e porre su se stesso la critica che normalmente pone al mondo che lo circonda.
In conclusione l’incontro è stato molto interessante e dinamico. Nel parlato è riuscito a esser divertente e cinico come nello scritto, e ha lanciato un messaggio forte ai giovani, che non devono usare i fumetti solamente come diletto ed evasione dalla realtà, ma anche come mezzo per criticarla e metterla in discussione. Stefano Disegni è andato oltre il suo ruolo di critico cinematografico per investirsi, da buon mitomane che dichiara essere, del titolo di critico della società contemporanea.
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