Nel cortile del Castello Estense di Ferrara si è tenuta la prima conferenza del Festival della rivista Internazionale,, durante la quale si è discusso di confini fisici, politici e mentali.

A dare inizio all’incontro è stata la giornalista Anna Maria Giordano che ha ricordato il primo anniversario della strage di Lampedusa dello scorso 3 ottobre tramite una corrispondenza telefonica con Ascanio Celestini, il quale ha descritto il fermento causato dall’organizzazione di un flashmob in ricordo dell’evento.

Il primo ospite a prendere la parola è stato il ricercatore Lorenzo Pezzani, che  partecipa al progetto “Stracci liquidi”, grazie al quale vengono ritrovati i relitti delle navi che portavano immigrati, attraverso l’utilizzo di mappe e satelliti.

Dato il crescente numero di morti, che durante quest ultimo anno ha raggiunto un record, l’opinione comune è che i provvedimenti presi al riguardo non siano sufficienti a garantire l’incolumità e condizioni di vita adeguate agli immigrati; anche se  la sorveglianza fosse la più intensa di tutto il Mediterraneo, le morti non si sarebbero comunque potute evitare se non porgendo un aiuto concreto e materiale.

“Il confine tra legalità e criminalità è una bugia totale”: questo è il commento di Ed Vulliamy, giornalista di The Guardian, che da sempre si occupa di portare alla luce le vere cause delle stragi e sostiene che coloro che dovrebbero far rispettare la legge sono i primi a permettere e incentivare la criminalità, essendo dei corrotti.

“C’è chi sta dentro e chi sta fuori, ma a stare dentro sono sempre i privilegiati” dichiara Nicola Mai, sociologo, regista e membro dell’organizzazione “L’antiatlante delle frontiere”, che si è posto in prima linea per combattere le discriminazioni sociali, basate in particolare sull’orientamento sessuale e l’immigrazione.Per questa situazione, ha individuato due soluzioni: una utopica, “parlare dei sintomi e non dei problemi” e una già parzialmente in atto, “proteggere le minoranze e le vittime della tratta”.

Sono infine intervenute due giovani giornaliste, Isabelle e Amira che fanno parte dell’associazione “Occhio ai media”, che si occupa di scovare articoli giornalistici razzisti. Un esempio da loro proposto riguarda il menzionare eccessivo e talvolta inutile della nazionalità dei responsabili di fatti di cronaca nera, alimentando lo stereotipo comune dell’immigrato criminale.

L’incontro si è concluso con una serie di domande poste dal pubblico a cui i protagonisti della conferenza hanno risposto in modo esaustivo e personale.

L’incontro è stato accompagnato da musiche e registrazioni volte a evocare le sensazioni provate dagli immigrati e appositamente ideate dagli ospiti stessi.

#intfe

Francesca Mazzotti, Federica Romania, Irene Pontecchiani