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“Attraverso l’istruzione si può avere la pace”. Così ha esordito Malalai Joya nell’incontro con gli studenti del liceo Grigoletti di Pordenone il 22 Marzo. La scrittrice e attivista viene da “una terra non ancora liberata: l’Afghanistan” e ci ha parlato della sua Nazione e di cosa significa vivere in una condizione di guerra permanente. Rifugiata in Iran, Malalai decise di ritornare nel suo Paese natale per insegnare a leggere e
“Le persone che non si muovono non sentono il peso delle catene”. Con questa citazione, della politica polacca Rosa Luxemburg, ha esordito Malalai Joya la sera del 21 Marzo in occasione della conferenza che si è tenuta presso l’Auditorium della Regione a Pordenone, conduttore il giornalista Giuliano Battiston. All’attivista afghana è stato consegnato un riconoscimento dalla Presidente della commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna, Annamaria Poggioli,
In guerra da quarant’anni, l’Afghanistan è un Paese che è visto come oggetto di desiderio dalle potenze mondiali. Ha infatti una posizione strategica, perché divide gli stati dell’ex Unione Sovietica dall’Oceano Indiano, ed è insieme al Pakistan, una frontiera naturale tra Iran e India. La sua situazione geopolitica e quella geomorfologica sono state presentate la sera del 16 Marzo presso l’ex Convento di S.Francesco a Pordenone nell’ambito di Dedica Festival,
Se guardi le dita di un uomo afghano, troverai delle cicatrici: tracce delle parole che hanno animato la sua vita. A provocarle sono stati i fili degli aquiloni che, da bambino, faceva volare nel cielo, e la lama con cui affilava i calami che usava per dare forma ai suoi pensieri. Forme: ecco il tema principale dell’ultima pubblicazione di Atiq Rahimi, Grammatica di un esilio,originariamente intitolata La Ballade du Calame,
Una terra alla ricerca della sua A ”(A)fghanistan: Un État impossible?”, il film documentario realizzato da Atiq Rahimi nella sua terra natale nel 2002 è stato presentato a Cinemazero di Pordenone il giorno 7 marzo, in occasione di Dedica Festival 2018. Il contesto geopolitico e socioculturale del Paese in questione è stato introdotto dal professor Cristiano Riva, docente di greco e latino al liceo classico Leopardi ed esperto in tale
La prima impressione è quella che conta, e ottima è stata quella data da Atiq Rahimi alla conferenza stampa svoltasi prima dell’apertura ufficiale della 24 edizione di “Dedica Festival”. L’incontro, tenutosi nel primo pomeriggio di sabato 10 marzo all’hotel Moderno di Pordenone, ha permesso ai giornalisti presenti di entrare nell’universo dell’autore, che con i suoi libri e i suoi film racconta al mondo la realtà del suo Paese natio: l’Afghanistan.
Ospite della prima giornata di Internazionale è l’attivista afgana Horia Mosadiq, membro di Amnesty International e operativa esponente nella difesa dei diritti umani e, in particolar modo, delle donne. Una donna che può essere definita combattente fin da giovane e che simboleggia un cambiamento iniziato durante gli anni del dominio russo e tutt’ora in proseguo. Una tappa importante nella storia delle violazioni e delle violenze in Afghanistan è segnata dal
2 Ottobre 2015, ore 2.10 del mattino: l’ospedale traumatologico di Medici Senza Frontiere a Kunduz viene bombardato da un aereo americano, ancora e ancora. Il bilancio attuale è di 16 morti , di cui 9 operatori umanitari Msf e 7 tra pazienti e custodi. E’ con questa tragica notizia che, stamattina, si sono svegliati i medici di Msf, i quali si dichiarano assolutamente scioccati e al contempo indignati per l’accaduto.
Mujib Mashal, noto giornalista afghano, Nargis Nehan, membro dell’Equality for peace and democracy e Joel van Houdt, fotogiornalista olandese, hanno raccontato le loro esperienze sull’Afghanistan. L’interrogativo più rilevante è quello riguardante la decisione dell’USA di ritirare le proprie truppe agli inizi del 2016. La scelta americana ha destato preoccupazione da parte del giornalista Mashal, dal momento che ritiene che il Paese non possa essere abbandonato proprio in un momento di