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Nel corso di un viaggio in un paese – o Salone che dir si voglia – delle Meraviglie ci si imbatte, per forza maggiore, in personaggi con storie da raccontare. Noi, poi, le storie siamo andate a cercarle e a sollecitarle. Il filo conduttore di questa indagine è stata proprio, a ben pensarci, la falsariga del celebre dialogo tra Alice e lo Stregatto: “- Mi vuoi dire, per favore, quale
Come le biblioteche, allo stesso modo anche l’Università soffre, pur senza disperarsene più di tanto, di una crisi d’immagine, legata a una crisi di comunicazione: una crisi dell’immagine comunicata e percepita. Sembra ovvio che nelle aule universitarie ci si soffermi solo sulla teoria e sembra invece meno ovvio che, a volte, qualcuno da quelle aule scelga di uscire e di farsi stordire dal marasma di eventi come il Salone del
Uno degli aspetti centrali della nostra ricerca è cercare di capire se esistano metodi nuovi per comunicare le biblioteche, uno dei modi per farlo è andare a zonzo per il Salone, osservare, ascoltare e prendere appunti nel luogo dove la cultura del libro si comunica in grande. Si sente spesso dare la carta stampata per morta o moribonda. E benché molti addetti ai lavori tentino ancora, in modi diversi,
Placcato al termine dell’incontro “Scrittori e social network: parlare di libri nelle piazze digitali funziona?”, lo scrittore Giuseppe Culicchia ha risposto ad alcune nostre domande sulla sua idea di biblioteca. Incuriositi dalla sua biografia online, in cui si nominano per ben due volte le biblioteche come legate al raccontar storie, “abbozzate in una biblioteca di Palazzo Nuovo” e scritte, sottobanco, facendo l’aiuto-bibliotecario a Londra, abbiamo ricevuto un interessante sguardo su
Uno dei fattori importanti e portanti del Salone: mostrare, in mezzo alle proposte di un’editoria più o meno affaticata da crisi varie ed eventuali, ciò che di innovativo e vincente si riesce a fare grazie all’uso virale dei social a partire da zero risorse o poco più. L’incontro di ieri, del filone “Book to the future”, “Come cambiare la cultura con un hashtag: i casi #unlibroèunlibro, #dilloinitaliano e #ioleggoperché” ha
Possiamo tranquillamente ammetterlo senza rischiare di incorrere in ire ultraterrene: siamo dei privilegiati. Parlare di lettura è difficile, si invade il campo vitale delle passioni di una persona, cosa abbastanza sconveniente e ben poco sabauda, quindi riuscire a parlare di lettura è già, di per sé, un privilegio. Si chiede conto dei tempi e delle modalità di una scelta libera e molto personale, commettendo un peccato di voyeurismo. I discorsi
Lidia Ravera, autrice del recente Gli scaduti (Bompiani 2015), è la madrina di questa edizione del Salone e mercoledì 13 maggio, durante al serata inaugurale all’Auditorium della Rai di Torino, ha condensato in pochissime frasi il senso profondo della nostra modesta operazione di indagine che si terrà nei giorni della manifestazione, diventando, anche, la nostra simbolica madrina tutelare in questa avventura. Per Lidia Ravera il Salone è stato, nel corso
Il progetto Biblio-lines ha inaugurato la sua avventura di ospite del Bookblog durante il seminario “Libri e lettori in Italia. Presente e futuro della lettura”, all’interno di “Torino che legge” (http://www.torinochelegge.it/), lo scorso 24 aprile. Abbiamo iniziato la nostra operazione di indagine della biblioteca pubblica approfittando dell’occasione offerta dal seminario, al termine del quale ci siamo lanciati nelle prime somministrazioni di questionari e interviste. L’insieme di interventi ha costituito un