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Alla Conferenza stampa finale erano presenti tutte le punte di diamante della nostra regione e non solo: Piero Fassino, sindaco di Torino, Rolando Picchioni, presidente della fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, Ernesto Ferrero, direttore editoriale del Salone del Libro, Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino, Guerriero, ambasciatore direttore degli affari culturali del Ministero degli esteri del Cile, Michele Coppola, assessore alla cultura del Piemonte, Mario
Guido Tiberga, caporedattore della cronaca de La Stampa, presenta l’incontro nella Sala Blu del padiglione 2. Il progetto rappresenta una novità in campo letterario, poiché è raro trovare un libro che contiene tecnica e letteratura. Il lavoro dei dodici scrittori scelti da Enrico Remmert, uno di questi dodici scrittori, è quello di scrivere un racconto secondo le proprie corde di narrazione prendendo ispirazione nell’ambiente di aziende torinesi. Come già detto,
In un libro non bisogna scrivere tutto, ma l’autore riporta solo ciò che l’ha colpito; di questa conferenza quello che ci ha colpito è proprio lei, l’autrice, Simonetta Agnello Hornby, un’avvocato minorile e giudice in Inghilterra. Possiamo dire che il suo ultimo libro, Il veleno dell’oleando, non è affatto il protagonista di quest’incontro, ma le sue “due terre” e la famiglia, sempre presenti nei suoi romanzi. Ecco qual era il
Mi ritrovo a parlare di creatività, ancora una volta, perché sono fiera che quest’anno sia questo il tema del Salone del Libro. Nella Sala Blu mi sono ritrovata a far parte di un vero e proprio gioco: l’ospite era Vittorio Marchis, ordinario di Storia della tecnologia e dell’industria al Politecnico di Torino. Si definisce un anatomista degli oggetti e con i miei occhi ho verificato che proprio di questo trattava l’incontro; studiando
Oggi al Salone del Libro nella Sala rossa del padiglione 1 c’è stata un’accesa arringa contro l’uso sbagliato, molto diffuso, del “piuttosto che”. La discussione è tenuta da Valeria Della Valle, docente di linguistica italiana alla Sapienza di Roma, e Giuseppe Patota, docente di storia della lingua italiana all’Università di Siena e membro della giuria del Premio Strega. Tale tema viene affrontato in modo serio e convinto, ma a tratti
Péter Esterhàzy, scrittore ungherese molto conosciuto anche all’estero, premiato con numerosi riconoscimenti internazionali diventa il mentore e il maestro di Melania Mazzucco, scrittrice italiana. Giovanni Puglisi introduce la scrittrice come giudice monocratico che conferisce come tale il premio letterario internazionale Mondello, nella 39° stagione dello stesso premio nato in Sicilia e diventato motivo di riscatto per tutti i siciliani. In questa sede si conferisce anche il Premio Mondello Giovani, riconoscimento