Al secondo incontro con la classe che mi ha adottato, non mi sono presentato a mani vuote. Era tempo di mostrare qualcosa di me, del mio lavoro, ai ragazzi del quarto anno di liceo classico “G. e Q. Sella”, di Biella.

Così ho portato pagine – anzi, come ho spiegato, bisogna dire “tavole” – di sceneggiatura per storie di Topolino, Tex e Diabolik. Una scrittura “invisibile”, perché fatta di parole che, per la maggior parte, leggono soltanto l’editor e soprattutto il disegnatore. In questo, sta l’enorme differenza fra narrare con i fumetti e farlo con i romanzi (quelli in prosa, intendo). Ho spiegato ai ragazzi come la sceneggiatura sia la progettazione di una storia. E poi ho mostrato loro il risultato finale. Avevo infatti portato con me anche alcuni fumetti stampati, contenenti storie con la mia firma.

Come speravo, le domande sono state tante. Pure questa volta, come la precedente, la classe ha fatto sì che l’incontro non fosse un monologo, ma diventasse un dialogo. Al quale ha partecipato anche la professoressa Chiara Cignolo, con la sua presenza attenta e discreta assieme.

Era cresciuto il numero dei ragazzi che avevano già finito di leggere il mio romanzo (le copie stanno circolando per la classe). Si è parlato anche di quello, più che la volta scorsa. Rispondendo a domande puntuali, ho raccontato come ho scritto La vita in generale, attraverso quali tappe.

In particolare, è stato divertente rivelare come sono nati titolo e copertina, ben prima che io ultimassi il mio lavoro di scrittura. In qualche modo, addirittura, influenzandolo.

Ogni romanzo ha due storie. Una è quella narrata nelle sue pagine, l’altra riguarda la sua nascita e crescita. Ho invitato quei ragazzi a dare un’occhiata dietro le quinte, dove accadono cose strane e interessanti. Un discorso che approfondiremo durante il prossimo, nonché purtroppo ultimo, incontro.   

Tito Faraci