Dietro ad ogni libro straniero che leggiamo in traduzione si nasconde il sapiente lavoro del traduttore, nonostante il suo ruolo venga spesso dimenticato. Il compito di chi fa questo lavoro è invece importante nella ricezione di un libro al di fuori del paese di origine, ha detto oggi Daniele Petruccioli nell’incontro Lei cambia lingua? E io cambio con lei a cura della rivista online Tradurre tenutosi nello Spazio Autori del Salone.

Un grande mito da sfatare, Petruccioli ha voluto innanzitutto chiarire, è quello che riguarda la solitudine del traduttore: nel suo lavoro egli interagisce infatti con gli editori, i revisori e, seppur indirettamente, con l’autore sulla pubblicazione del quale egli lavora. Ed è proprio con questo, e in generale la materia tradotta, che si instaura un rapporto di intimità che traspare dalle parole di Petruccioli, da anni impegnato nella traduzione dei testi di Dulce Maria Cardoso, autrice portoghese che in Italia, come nel resto d’Europa, non ha riscosso molto successo, nonostante i premi letterari vinti. Dei suoi libri il traduttore parla come fossero per lui cimeli di grande importanza, perchè chi svolge questo mestiere, nelle opere che traduce mette sempre una parte di sè.

Il focus si è spostato poi sulla difficoltà della traduzione, che ha il compito primario del “trasloco della potenza iniziale” del libro, secondo lo stesso Petruccioli; compito non proprio comodo, se si considera che il cuore del mestiere del traduttore risiede nelle parole piccole, nei dettagli (del resto si sa, è proprio nei dettagli che risiede il diavolo). E’ nei punti apparentemente meno importanti che la tecnica del traduttore si manifesta. Per questa ragione in un mestiere del genere si subiscono anche alcune sconfitte: quando una parola non la si riesce a tradurre come si vorrebbe, allora si è costretti a cedere ad una traduzione che lascia però quella punta di amaro in bocca. Ma anche in quel caso il risultato è, per noi profani del mestiere, tanto ben riuscito da farci dimenticare che stiamo leggendo una’elaborazione del libro scelto.

Insomma, la prossima volta che leggiamo un libro in traduzione, prendiamoci un attimo di tempo per informarci sul nome del traduttore, e ricordiamoci che ciò che ci apprestiamo a leggere, è anche in parte opera sua; in poche parole, diamo a Cesare quel che è di Cesare, e al traduttore la propria parte di merito.

 

Chiara Astancolli, Liceo Classico L. Ariosto, Ferrara