“Lo stereotipo della traduzione bella e infedele o brutta e fedele non è che un luogo comune”: è con queste parole che Alessandra Tarozzo apre, al Salone Internazionale del Libro di Torino, la conferenza Brutta e fedele o bella e infedele?, organizzata dal Concorso letterario nazionale Lingua Madre.
Attraverso gli interventi di traduttrici e interpreti viene esplorato il tema della traduzione e le infinite possibilità che essa ci offre. Simonetta Priveato, traduttrice da inglese e francese, afferma che il suo sia un mestiere solitario, totalizzante; tradurre significa leggere e rileggere e non raggiungere mai la completa soddisfazione. Il racconto di Jelena Zivkovic, nata a Belgrado, è legato all’insegnamento dell’italiano ai rifugiati: “Il nostro è un tentativo di abbattere tutte le barriere, linguistiche e culturali”, afferma. Jelena Zikovic è stata chiamata a Zagabria per esportare il suo metodo d’insegnamento, efficace perché tenta di introdurre gli stranieri anche agli usi e ai costumi del paese in cui si troveranno a vivere. Anna Chiarloni parla invece di letteratura della migrazione, termine divenuto ormai obsoleto e che sostituisce con “dolce letteratura”, per rappresentare lo “sconfinamento” dai confini, tema portante dell’incontro. L’intervento di Paola Sorge, la cui ultima fatica è stata la ritraduzione della Costituzione di Weimar, riguarda i pericoli di una traduzione errata e le incomprensioni – e nel peggiore dei casi, gli stravolgimenti di significato – che essa può causare.
Viene dedicato uno spazio anche al commento dell’Antologia di Lingua Madre, raccolta di racconti che viene definita “un’operazione che ci invita ad aprire gli occhi su altri mondi”, fornendo al lettore sguardi, conoscenze e saperi estranei al proprio vissuto quotidiano.
Aminata Sow, Liceo Classico Vittorio Alfieri di Torino
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