Ci troviamo alla conferenza “Seminari di traduzione. Tradurre per l’editoria che verrà” , con i relatori: Ilide Carmignani, traduttrice dall’inglese, Martina Testa, traduttrice ed editrice, Chiara Di Domenico, traduttrice da francese e tedesco, Mattia Carratello, traduttore e compositore di colonne sonore, Bruno Berni, traduttore dall’albanese. Si traducono libri da sempre, ma negli ultimi anni la crisi e lo smodato utilizzo del digitale, hanno provocato un’esorbitante diminuzione dei lettori e delle pubblicazioni su cartaceo. I pareri dei traduttori presenti all’incontro non sono sempre concordi, ma la questione resta la stessa. Alcuni, essendo consapevoli di non poter abbattere un colosso come Amazon che sta influendo negativamente sull’editoria, credono che la cosa migliore sia sostenere la piccola editoria. Tradurre da ogni lingua, anche le meno conosciute e curare l’interesse di quei lettori che ancora si fidano del loro libraio. Martina Testa porta l’esempio di Sur, un piccolo editore la cui forza si basa sulla stretta collaborazione con i librai, tornado verso le origini. Chiara Di Domenico ci porta invece l’esempio de “L’orma editore”; un editore indipendente nato nel nostro paese in un momento in cui tutti scappavano. Ci dice che pur essendo in Europa collaboriamo poco con i nostri partner europei; non bisogna avere paura dei cambiamenti, ma neanche di frequentare l’editoria indipendente. Il traduttore deve tradurre ciò che ama per trasmettere questo sentimento al lettore. Conclude Bruno Berni, che ci esemplifica il problema dei grandi editori, che non si interessano più del libro ricercato e di nicchia, o di tradurre da una lingua poco conosciuta. Ma allo stesso tempo non lo fa neanche il piccolo editore, che per adeguarsi e “sopravvivere” non fa ricerca e si accontenta del traduttore “più economico”. Si conclude la conferenza con una presa di coscienza : per il traduttore è difficile sostenere il suo ruolo, se l’editore non glielo permette.
Francesca Sorice e Mattia Sacchero
Redazione Alfieri
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