Giorgio Faletti non si smentisce mai, e durante l’incontro mantiene sempre il suo solito tono scherzoso ed ironico, anche quando racconta di sua nonna, analfabeta, che leggeva – anzi, interpretava – i fumetti per lui, rappresentando un importante punto di riferimento. Infatti, non nutrendo una grande fiducia in lui sin da bambino – almeno a parole – lo ha continuamente spronato a fare del suo meglio, aiutandolo, forse, a diventare ciò che è. Scrittore, attore, musicista, compositore, ora si lancia sullo sport, scrivendo un romanzo ambientato proprio in questo ambiente.
Ambiente che lo stesso Faletti ammette di non conoscere, ma che fa da sfondo ad una novella in cui ha ritrovato un po’ di sé, sia come figlio che come padre.
Il suo libro tocca infatti una tematica che gli sta molto a cuore: il rapporto conflittuale tra padre e figlio. Ne protagonista è un ex pugile che ha commesso degli errori ed è finito in carcere, ma dopo aver scontato la sua pena si sente ancora ‘macchiato’ ed ha paura che il suo passato possa influire in modo negativo sul presente, influenzando i suoi rapporti ed affetti.
L’autore chiude l’incontro definendosi uno story-teller ed affermando che fare lo scrittore non è solo una professione sulla carta d’identità, ma molto di più. Piacevoli risate si sono sollevate tra il pubblico, tra aneddoti e comicità sottile.
E se è proprio vero che Faletti è sempre Faletti, “Tre atti e due tempi” sarà il solito concentrato di ironia e profondità.
Elisa Pagliaro
1D, Liceo Alfieri
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