“Turno di notte qui, sto con i miei pensieri, solitudine, l’ombra di me. Regalo le notti a gente speciale, imparo ad apprezzare tutto ciò che è normale. Tu non sei da buttare, che quel mare buio lo puoi navigare.”
Inizia così il nostro turno di notte, con un trasferimento ideale a villa Renata al Lido di Venezia, una comunità terapeutica per il recupero di giovani (dai 18 ai 25 anni) tossicodipendenti esistente dal 1984. Siamo insieme a 40 ragazzi, di cui 30 nella fase iniziale della terapia. Marco Anzovino sta insieme ai ragazzi la sera e attraverso alla musica e ai film vuole dare ai ragazzi la possibilità di scoprire le loro emozioni e di recuperare la loro vita dandole un senso.
Dopo 10 anni trascorsi come educatore all’interno della comunità, Marco Anzovino, spinto dal fratello Remo, decide di intraprendere un progetto editoriale musicale insieme ai ragazzi e di raccontarlo all’interno del libro “Turno di notte”. I protagonisti sono Silvia, Rosario e Filippo.
Silvia è una ragazza come le altre, vive a Verona in una famiglia benestante fino a quando non entra in contatto con la Cartiera, un ex edificio abbandonato della città, dove girano droga e mafia. “Mi hai accolta tra le tue mura offrendomi quello che avevi”, scrive lei. Da qui inizia ad annegare in un mare nero disorientante: LA DROGA. Inizia a buttarsi via, a vivere solo per la sostanza. Tutto questo fino a quando non arriva in comunità, spogliata ormai, oltre che dei valori, anche del suo aspetto di brava ragazza, con piercing e dilatatori, decisa a riprendersi la sua vita.
“La droga annulla l’essere umano e tutte le relazioni costruite, spazza via tutto”, queste alcune delle frasi importanti con cui Marco Anzovino ha affrontato l’argomento e che ci porta a riflettere. Cosa spinge dei ragazzi così giovani alla droga? La famiglia? Un futuro privo di certezze? Il senso di inadeguatezza nella società odierna?
L’incontro è stato arricchito da alcune canzoni cantate da Marco Anzovino e scritte dal cantante stesso e dai ragazzi. Con la sua calda e coinvolgente voce Anzovino ha reso le canzoni ancora più vive per gli spettatori, che si sono immedesimati nella storia.
Verso la fine il cantautore sottolinea l’importanza di ridare ai ragazzi le ali che per molto tempo sono state sotterrate. All’inizio di questo percorso, i giovani erano come alberi al contrario: le radici per aria e la testa sotto terra; quelle radici che rappresentano le loro origini e la loro infanzia.
Alina Andries, Giorgia Mascarin (Liceo M. Grigoletti, Pordenone)
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