Ospite della prima giornata di Internazionale è l’attivista afgana Horia Mosadiq, membro di Amnesty International e operativa esponente nella difesa dei diritti umani e, in particolar modo, delle donne. Una donna che può essere definita combattente fin da giovane e che simboleggia un cambiamento iniziato durante gli anni del dominio russo e tutt’ora in proseguo. Una tappa importante nella storia delle violazioni e delle violenze in Afghanistan è segnata dal 1992, anno in cui i mujahideen salirono al potere e iniziarono ad applicare un regime di terrore. Nello stesso periodo, nella speranza di un passaggio ad una politica pacifica, gli Stati Uniti diedero il proprio appoggio ai Talebani: un tentativo fallito, nel momento in cui i Talebani iniziarono a seguire le politiche dei loro predecessori. Sono questi gli anni in cui le donne si trovarono ad affrontare condizioni estremamente critiche, contraddistinte da analfabetismo, reclusione in casa, assoluta dipendenza economica dagli uomini, senza i quali non potevano neanche uscire. Anni e anni di soprusi hanno portato le donne ad una mancanza di consapevolezza dei propri diritti. Sebbene molte potenze europee hanno tentato nel corso degli anni di porre fine a queste condizioni precarie, la maggior parte delle volte causarono grossi peggioramenti. D’altra parte si può trovare anche un lato positivo degli interventi occidentali, consistente nell’aumento della quota rosa nel governo, sancita anche nella Costituzione. E’ importante sottolineare che di queste donne al governo non tutte sono attive nella lotta per la conquista dei diritti: molte, infatti, vengono persino definite fantocci del governo. Nonostante le condizioni femminili siano notevolmente migliorate, rimangono ancora questioni aperte, come il divorzio: considerato un diritto esclusivo degli uomini, per le donne è praticamente impossibile riuscire a fornire prove soddisfacenti per il conseguimento del divorzio. Un simile problema è  anche costituito dall’ottenimento della carta d’identità per una donna: pur essendo affermata dalla legge come possibilità, effettivamente la donna è tenuta ad essere accompagnata da un uomo, dal momento che non sempre le viene concesso questo permesso. In conclusione si può affermare che le condizioni sono migliorate notevolmente, ma occorre perseguire nella campagna di sensibilizzazione delle donne, ma specialmente degli uomini, ancora all’oscuro dai diritti della donna rispetto all’occidente.

Chiara Marchesin e Alessandra Bosia

Liceo classico L. Ariosto e V. Alfieri