La professoressa Emilia Aceto dell’IIS Nicola Pellati ci racconta il secondo incontro con Michela Murgia, la scrittrice che ha adottato.
UN RACCONTO DI FORMAZIONE NELL’EPOCA DELL’INFORMALE
Secondo incontro di Michela Murgia con la classe IV A dell’Istituto Tecnico Pellati di Nizza Monferrato: la scrittrice parla del suo ultimo romanzo,“Chirù”, con gli studenti, che hanno in precedenza letto il suo libro.
Chirù è il nome del protagonista, giovanissimo musicista di violino di diciotto anni, che sceglie Eleonora, attrice e donna compiuta di quaranta anni, come maestra d’arte e di vita. Per crescere e per esser visto per quello che è, Chirù vuole che a guardarlo sia lei, non qualcuno che abbia con lui un legame di sangue, perché il legame di sangue può essere corrotto e farci male tanto quanto un altro, a volte più di un altro. Prende corpo così la storia di un rapporto «di formazione» pericoloso e inusuale, poiché un adolescente di norma non sceglie di spartire nulla con un adulto. Si avvia, invece, questo rapporto che prende, a poco a poco, la forma di una relazione di potere. Un “potere debole”, tacito e difficilmente delimitabile, definibile, certamente meno evidente dei cosiddetti “poteri forti”,ma egualmente importante: nei rapporti interpersonali la bilancia pende sempre, giocoforza, da una parte o dall’altra. Per vivere capendo davvero qualcosa della vita, bisogna imparare a riconoscerlo, a sapere come si esprime e come si esercita, questo potere “debole” o “forte” che sia. E questo è proprio ciò che vuole il protagonista.
E’ chiaro che viene attaccato il tabù del “maestro” visto che nell’immaginario occidentale le varianti infinite di Pigmalione veicolano il primato maschile del”formare”. Qui invece c’è la “maestra”,
portatrice delle valenze femminili di chi inizia alla comprensione di aspetti fondamentali della vita. Innovativo è anche il modo in cui nasce il personaggio di Chirù: a sei mesi dalla pubblicazione del romanzo la scrittrice crea un profilo-fake su Facebook immedesimandosi in un diciottenne ed interagendo con le migliaia di utenti che si rivolgono a “lui” come se fosse reale. A questo punto la Murgia rivela chiaramente che la sua identità è fittizia, ideale. Ma un numero sorprendente di persone continua a partecipare alle vicende e ai caratteri di un personaggio di invenzione concorrendo così alla costruzione della sua storia…
…e la scrittrice si addentra ulteriormente negli sperimentali territori dei social, dell’ipertestualità, nel futuribile della narrativa.
La reazione dei ragazzi a tutto questo? Intanto iniziano a comprendere meglio quanto sia complesso “scrivere”. Si percepisce da parte loro una certa meravigliata ammirazione per chi
ha saputo costruire una storia nuova, per quella via partecipata, ipertestuale, proprio per questo più interessante di storie autorialmente raccontate. Ma soprattutto si stupiscono di come il libro faccia emergere le emozioni che si hanno dentro, che si riconoscono tali proprio lì, in quelle righe, ma a cui non si sarebbe mai stati capaci di dar voce. Tanto che chiedono alla Murgia come ha fatto. E’ una magia. O c’è una tecnica, un modo per arrivare a questo? In ogni caso percepiscono quale enorme fascino abbia il potere della narrazione, del “raccontare una storia”, accolta con lo stesso ingenuo incanto con cui si ascolta una fiaba da bambini. Percepiscono il potere combinatorio delle “parole”, grande e bellissimo, perchè solo quello sa esprimere con verità e precisione proprio ciò che si prova. La narrazione a questo serve, e loro lo toccano con mano nel visitare la genesi di un racconto con l’autrice. E’ un valore aggiunto alla lettura, un impulso a leggere non per imposizione o per sentito dire, ma per scelta.
Emilia Aceto, docente IIS Pellati di Nizza Monferrato
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