Come facciamo a usare le differenze, quindi ciò che sembra allontanarci, come punto di unione? Come è possibile ragionare intorno al concetto della diversità? Queste sono solo alcune delle tante domande poste dagli studenti a Roberto Saviano durante l’intervista mediata da Fabio Geda. La diversità che diventa punto di incontro si potrebbe vedere nei fatti, anche in quelli di economia, se non che in questo caso il punto di incontro diventa spazio di profitto.

Il punto è: se si decidesse di isolare l’Africa dal mondo in un secondo non avremmo più materie prime indispensabili alla vita di tutti i giorni come il cacao o le trivelle per l’estrazione del petrolio (le quali hanno la punta composta da diamante, che si trova in quantità maggiore in Africa); non avremmo nemmeno il coltan, minerale utilizzato per la produzione delle batterie per computer e smartphone. “Eppure”, dice lo scrittore, “quando i CITTADINI africani, non le materie, provano a venire in Europa cacciati dalla guerra e dalle miserie, il Mediterraneo diventata la più grande fossa comune che esiste al mondo. Ecco uno spazio che poteva essere punto di incontro nelle differenze”.

Come possiamo rendere la differenza unità e non distanza? Riconoscendo di non bastare a noi stessi e di fronte a ciò avremo due possibilità: andare e saccheggiare o andare e incontrare. Per molto tempo l’Occidente ha scelto la prima strada, come i conquistadores  nelle Americhe, che non l’hanno scoperta bensì conosciuta. Le popolazioni indigene non sono state ostili nei confronti degli esploratori, ma questi hanno comunque deciso di assoggettarli tutti, per di più con pochi uomini poiché gli abitanti erano disarmati. Anche in questo caso il punto di unione si è trasformato in un punto di conflitto.

Il tema della diversità è molto delicato e attuale, può comprendere svariati ambiti tra cui quello politico, culturale e sociale. Ma cos’è veramente la diversità?

“Diverso” può essere lo straniero, che si allontana da noi per i costumi, la cultura, la lingua o il colore della pelle.

“Diverso” può essere il genere di una persona, la quale si differenzia per il suo sesso e ha tratti somatici diversi dai nostri.

Il “Diverso” è un qualcosa che si presenta con un’identità, una natura nettamente distinta rispetto ad altre persone o cose. Chi siamo noi per poter giudicare negative o sbagliate le unicità degli altri? Ognuno è particolare e unico; la società di oggi ci imprime nel cervello canoni da seguire che ci rendono tutti simili ad un ammasso di atomi che si muovono nel nulla più totale.

Oggi essere diversi significa essere inadeguati, inadatti, infelici persino. E il diverso, spesso, diventa un nemico. Essere uguali non significa assomigliarsi, pensare, parlare, vestirsi, comportarsi tutti nello stesso modo.

Si può dire, in un certo senso, che esercitare la propria individualità e dunque la propria unicità rispetto agli altri sia un diritto.

 

Michelle Anago, Agnese Davi, Desiree Bindini – Liceo Ariosto di Ferrara