Scappare via, su un’isola sconosciuta, distante da tutto e da tutti e cambiare vita, o meglio ricominciarla. Partire da zero con i rapporti e i legami tra le persone, con gli amori e le amicizie, con noi stessi prima di tutto, quando siamo troppo frustrati da ciò che facciamo e da quello che, inconsapevolmente, siamo diventati. Non piacersi e non piacere, in un mondo che ci ha magari ferito, deluso, o guidato col suo karma e che si è impossessato di noi. E desiderare di fuggire via, lasciandosi alle spalle ciò che è stato, e cancellandolo dalla memoria e dalla nostra anima, per ricominciare. Lo desideriamo tutti almeno una volta nella vita, e forse non sarebbe male come soluzione, ma quanto è possibile cancellare il nostro passato, che in fondo ci ha formato e ci ha fa pensare e agire per quello che siamo? Basta davvero un isola sperduta, e un gruppo di persone mai viste prima per decidere di ripartire?

I ragazzi protagonisti del romanzo di Massimo Bisotti “Karma City” (HarperCollins), presentato oggi in Arena BookStock al Salone, sono molto diversi: Zac ha una discoteca di successo e gli è appena stata diagnosticata una brutta malattia. Amanda è una milionaria famosa sui social ma sente di aver costruito solo rapporti superficiali. Sasha è un tatuatore che fa anche il ghost writer, soffre per i mancati riconoscimenti e di notte va a disegnare meravigliosi graffi ti sui muri della sua città. Mary Jane è una scrittrice che ha perso l’ispirazione e non riesce a trovare l’amore… Insieme a loro anche Sarah, Joy, Robin e Yuki sono insoddisfatti della loro vita e decidono di accettare l’invito di uno psicologo conosciuto online e di trasferirsi su un’isola appartata e idilliaca. Costruiscono una nuova città e una nuovaquotidianità ma il vissuto che gli otto fuggitivi si portano nel cuore torna pian piano a bussare alla porta, e le ferite profonde tornano a bruciare, più forti che mai, lontano dalla loro casa, dalla loro terra d’origine, dalle persone a cui, in fondo, volevano bene.

“Spesso se ci buttiamo con entusiasmo in relazioni e avventure nuove solo perchè quelle passate sono piene di sbagli e delusioni, poi l’epilogo finale è sempre lo stesso”, inizia Bisotti, “mi dicono che scrivo con le stesse parole con cui parlo, e penso sia vero; ho lavorato molto sulle mie ferite, è stato molto complesso vincere la paura delle emozioni che provavo. Spesso avevo paura di essere quello che ero con ogni difetto, e mostrarlo, ma ho capito che, esattamente come i miei personaggi,  se mi trasferisco altrove, o mi metto nei panni di qualcuno che non è me e non mi rappresenta e inizio ad agire come lui, solo perchè lo ritengo migliore di me, non risolvo le mie problematiche. Se io non voglio più essere quello che sono, non posso cancellare ciò che mi porto dentro, e prima o poi dovrò tornare a farci i conti, e ricadrò nella buca facendomi sempre più male. La buca rimane, altri passaggi non ci sono e continuerò a cadere e provare dolore, il passato non si cancella, ma posso imparare a farlo, per farmi sempre meno male, e cercare di conoscere ogni centimetro della mia buca, e sapere bene dove mettere i piedi”

Forse non nasconderci dal mondo in cui viviamo, non isolarci, e invece ricordarci che quel mondo siamo noi, anche tu, anche io, che soffriamo. Forse non fermarsi al primo ostacolo e cercare ogni modo di scavalcarlo può essere la soluzione, e di sicuro sarà più veloce che trovare un modo per distruggere l’ostacolo, e poi rischiare pure di inciampare nei suoi rottami ogni volta che ripassiamo per quel tratto di corsia, che, ricorda Bisotti, purtroppo non siamo noi a scegliere.

Chiara Sanvincenti,

Liceo Alfieri