Nel 1979 Hans Jonas pubblica Il principio responsabilità, un’etica per la civiltà tecnologica, libro in cui il filosofo tratta di morale all’interno di una società che sta pian piano per diventare totalmente dipendente dalla tecnica. Al giorno d’oggi tale tema è diventato ancora più stringente e ha coinvolto un po’ tutti gli ambiti della nostra vita, dall’istruzione alla politica. A parlarcene sono Juan Carlos De Martin, Fiorenzo Alfieri, Marco Gui e Fabio Chiusi, che proprio oggi alle 15:00 hanno condiviso il frutto dei loro studi più recenti con gli spettatori del Salone del Libro, seguendo il tema: il bene e il male della rivoluzione digitale. A condurre l’intervento ed intervistare gli studiosi era Domitilla Ferrari, autrice di Due gradi e mezzo di separazione.

Apre l’incontro Juan Carlos De Martin, il quale ci ha parlato dell’impatto del digitale nell’apprendimento: la tecnologia deve essere valutata positivamente o negativamente nel mondo dell’istruzione? Citando il Fedro di Platone, De Martin risponde che tale domanda non ha una risposta in sé, ma tutto dipende dall’uso che se ne fa, ricordando tra l’altro quanto sia stato importante il digitale per il progresso. Oggi è impensabile pensare ad una scuola senza internet: esso è entrato a far parte della nostra quotidianità e interessa ormai tanti ambiti della nostra vita; è efficace, perché permette di approfondire e chiarire ogni argomento, ed è inclusivo, dato che può raggiungere ogni strato della popolazione.

Tuttavia, ci ricorda De Martin, l’approccio tradizionale e frontale studente-insegnate non può essere sostituito, e quest’ultima affermazione viene subito raccolta da Fiorenzo Alfieri, che con grande chiarezza ci parla della scuola e della vita come due binari che corrono paralleli. La scuola, ci ricorda Alfieri, o è capace di creare sempre nuovi stimoli utili per la società o è costretta ad essere totalmente inutile. Da qui si potrebbe pensare ad un nuovo modo di insegnare, ad una nuova didattica incentrata sul corretto utilizzo del digitale, affinché l’apprendimento individuale possa diventare più immediato. Tuttavia, sorge spontanea una domanda: perseguendo questa volontà di velocizzare il mondo, quali “detriti” lasceremmo dietro di noi? Una domanda aperta, a cui è ancora difficile dare una risposta.

Internet: un mondo di informazioni che ci sta sospeso sopra la testa, un mondo probabilmente grande quanto la galassia. Se decidesse improvvisamente di caderci addosso saremmo travolti da una valanga di dati, di notizie, di tutto. La quantità del materiale digitale è l’argomento da cui prende spunto Marco Gui, che ci ha delineato quattro macroproblemi relativi al mondo della rete. Premettendo la sua visione positiva verso il mondo informatico, Gui si è voluto soffermare sugli aspetti negativi che possono interessare la rivoluzione digitale. Innanzitutto sta la quantità delle informazioni che abbiamo a nostra disposizione, ed essa è strettamente collegata alla qualità delle stesse; in seguito si è soffermato sulla mancanza di concentrazione che contraddistingue gli utenti di internet, che sono costantemente tempestati da pubblicità, link e rimandi ad altri siti. Per ultima, ma non meno importante, sta l’influenza della rete nelle relazioni umane, molte della quali, soprattutto tra i giovani, dipendono per esempio dai social network. Come risolvere queste problematiche? Marco Gui conclude citando Ignazio di Loyola: “usa i tuoi mezzi e i tuoi beni fintanto che ti servono al tuo fine”, soffermandosi inoltre sulla centralità che la scuola dovrebbe ricoprire nell’insegnamento di un corretto utilizzo dei media.

Ha concluso l’incontro Fabio Chiusi, che incalzato da Domitilla Ferrari ha esteso l’ambito del digitale al mondo della politica. Il problema centrale, ha più volte sottolineato, è la partecipazione di tutta la popolazione alla res publica, non tanto la creazione di una democrazia fondata sui media, perché essa non è ancora in grado di essere realizzata.  Ma qual è la dieta mediatica dei nostri studiosi? Fabio Chiusi ha raccolto il pensiero degli relatori individuando in Twitter il futuro delle comunicazioni, e attraverso il contatto diretto con poche fonti selezionate , come ci ricorda Marco Gui, si riuscirà a dominare il flusso di informazioni anziché seguirlo ciecamente.

 

Matteo Erli

Andrea Gabban

Liceo Classico “L. Ariosto”