Torino, 21 maggio 2017
Un messicano in Italia
Caro Paco Ignacio II, se “la critica negativa non ha senso” allora siamo, a prescindere, in dovere di scrivere un articolo che elogi il suo intervento. Ma, ci creda, ciò non risulta affatto difficile.
L’intervento di Wu Ming 4 (Federico Guglielmi) e di Giovanni Dozzini ci introducono l’immagine di uno scrittore che è stato come “una ventata d’aria fresca” nella letteratura italiana degli anni ’90.
Simpatico, diretto e sincero, l’ora trascorsa ascoltando le parole amichevoli e stimolanti di questo mago delle storie (che riesce addirittura ad estrarre un nano da un baule e a giustificarne la presenza), si è arricchita di significati profondi e utili insegnamenti.
Per Paco, la letteratura non è un banale mettere ordine, ma, al contrario, il mezzo per stravolgere e portare caos in una realtà che non gli piace. Un buon romanzo è una sfida tra lettore e scrittore, che lo inquieta e lo obbliga a riflettere, a stare seduto e continuare a leggere.
Con la sua spontaneità e la sua disinvoltura, Paco ha coronato l’incontro condividendo con il suo pubblico una storia ancora inedita, un lavoro in corso nel cantiere della sua mente. Inedita perché la letteratura è anche una lotta tra lo scrittore e il suo stesso libro, che ha il diritto di non lasciarsi scrivere, di non mostrare tutte le sue sfaccettature. Perché scrivere è anche sfidare sé stessi, mettere in crisi i canoni, sforzarne le maglie.
Teresa Fassetta, Veronica Ferra e Marinella Visentini
Liceo Scientifico Grigoletti di Pordenone
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