Ci troviamo alla conferenza “Meraviglie d’Italia. Gestire i tesori artistici tra pubblico e privato”, dove prende parola Ernesto Ferrero, direttore del Salone del Libro per illustrare gli argomenti principali che verranno trattati.

Mette in evidenza l’importanza di ognuno di noi in quanto “ingenti eredi del grande patrimonio italiano”; sostanzialmente le posizioni che vengono assunte riguardo alla salvaguardia dei beni culturali sono due: chi crede che solo lo Stato possa avere un ruolo di rilevanza, e chi invece crede che una collaborazione tra i cittadini e lo Stato possa condurre a grandi risultati. Il FAI è un’associazione che da quarant’anni si pone l’obiettivo di salvaguardare i beni del patrimonio Italiano con grande passione. A rappresentare l’associazione sono presenti Maria Cattaneo, presidente del Consiglio superiore per i Beni Culturali e Andrea Carandini, archeologo e presidente del FAI; affiancati da Giuliano Volpe, professore universitario di archeologia, Daniele Manacorda, autore del libro appena pubblicato “L’Italia agli italiani. Istruzioni e ostruzioni al patrimonio culturale” e Paola Casagrande, in rappresentanza dell’assessore Parigi.

Apre la conferenza Maria Cattaneo, esemplificando le competenze del FAI, passa la parola a Giuliano Volpe, che ricorda la riforma del ministro Franceschini (quarto governo Moro). Si è molto parlato dei problemi principali che affliggono l’Italia di oggi: le poche risorse e il poco personale.  E’ sbagliato pensare che tutto si risolverebbe avendo più soldi e personale,  se il meccanismo rimane lo stesso. Bisogna invece parlare non solo di tutela, ma anche di valorizzazione non intesa come mercificazione. Poichè è impossibile che lo Stato, in quanto singolo elemento, tenga le redini dell’indirizzo, del controllo, della valutazione e della gestione dei beni culturali. Per questo il sistema è bloccato e non permette al cittadino comune di prendere iniziativa dal momento che la cultura è vista come impedimento allo sviluppo: per questo ci devono essere tante mani a collaborare ad un solo progetto.

Prosegue Manacorda con un’esemplificazione della situazione italiana attuale che vede un immenso patrimonio da un lato e un popolo che risulta indifferente dall’altro; questo perchè lo Stato, che dovrebbe fare da tramite tra i due, rende il primo appetibile solo a pochi. Dunque il patrimonio deve essere fatto vivere e ciò accade se l’interesse è comune. Come in una metafora della vita: ad un SOS è meglio rispondere con mille ambulanze piuttosto che con nessuna. C’è bisogno di un intervento corale che può essere espresso anche con l’azione del volontariato, una grande forza che viene percepita dallo Stato come uno surrogato; invece può arrivare se aiutato laddove la mano pubblica non riesce ad arrivare. La presenza del privato non deve infastidire in quanto ogni cittadino è privato. Questa è una battaglia contro nessuno, ma per il bene di tutti.

Carandini fin da subito trasmette grande senso di appartenenza e calore riportando le parole espresse da Franceschini alla riunione del FAI tenutasi a Roma ad aprile: “La vostra battaglia è la nostra battaglia, il vostro successo è il nostro successo”. Queste parole hanno commosso molto, proprio perchè non erano mai state dette dato che il FAI e lo Stato si sono contrapposti fin da subito. Il motto del FAI è “Curare luoghi speciali per il mondo e per tutti” vedendo il patrimonio non come un cumulo di cose, ma come un’interpretazione di uomini. possiamo vantarci di avere la Costituzione e il patrimonio più bello del mondo, ma non ne abbiamo la cura necessaria per questo noi italiani non dobbiamo combatterci gli uni con gli altri, ma dobbiamo unirci per salvarci da queste barbarie. Tutti gli errori sono già stati fatti. La cura è del piccolo, è solo attraverso l’esperienza concreta che escono principi primi veri.

Paola Casagrande, direttore regionale di cultura, turismo e sport,  in sostituzione dell’assessore Parigi, ci riporta ad una visione concreta dei fatti esplicando quale sia la situazione attuale della regione Piemonte. La regione si è ridimensionata per ridurre le spese e fare in modo che le attività siano più sinergiche e correlate. Le leggi sono troppo datate e non sono più attuali, si sta quindi  cercando di riscriverle, sperando che vengano approvate così come sono. Per creare un rapporto con i privati bisogna avere regole più snelle, più attenzione per ciò di cui abbiamo bisogno, è necessario imparare a pensare per aggregazioni e unirsi per realizzare qualcosa. In conclusione Carandini esclama: “Collaborare è magnifico“.

Francesca Sorice, Virginia Varallo