L’insegnamento è un argomento di estrema attualità in questo periodo di grandi riforme legate alla scuola ed è anche il centro del dibattito che si è tenuto nell’Arena Bookstock tra Annamaria Palmieri, Franco Lorenzoni, Domenico Starnone e Mario Tagliani. Tutti questi scrittori-insegnanti hanno narrato le loro esperienze tra le mura scolastiche nelle proprie opere, in quanto i racconti di scuola, che hanno da sempre accompagnato la trasformazione della società italiana, danno origine a una serie di immagini ed emozioni che toccano una miriade di lettori e risultano uno spunto fondamentale per iniziare un discorso sulle problematiche dell’istruzione.
“Noi non apprendiamo nulla da chi ci dice di fare come lui, apprendiamo da chi dice di fare con lui”, esordisce con questa citazione, Franco Lorenzoni invitato a parlare del rapporto tra il desiderio di sapere, che da sempre esiste nei bambini, e come esso possa coniugarsi con il sapere scolastico. Portando come esempio un episodio vissuto con una sua classe di alunni delle elementari, dimostra come sia necessario che l’insegnamento dia dare la possibilità agli studenti di rispecchiarsi in quello che imparano: la cultura è infatti uno strumento in cui tutti si possono riconoscere.
La maggioranza dei bambini non conosce l’importanza di ciò che dice o pensa e anche i maestri tendono a far esprimere i propri alunni senza dar loro realmente ascolto, partendo dal presupposto di avere ragione: è invece fondamentale instaurare un dialogo autentico, attenuare le differenze e dare dignità a tutti. E’ questo il compito della scuola, che invece spesso discrimina sotto gli occhi disattenti dei suoi frequentatori e non risulta migliore della società, come invece dovrebbe essere. Lorenzoni termina l’intervento sottolineando l’importanza di accogliere la vulnerabilità e fragilità, dal momento che nei bambini le parti più sofferenti sono fonte della loro creatività e non vanno in alcun modo ignorate.
La parola passa poi a Domenico Starnone che afferma che le valutazioni invece di premiare chi crea, danno valore al conformismo ed esprime la necessità che la scuola non limiti, ma sviluppi, la capacità di fare domande e cercare risposte. Il primo passo verso una scuola buona per questo relatore è incentivare negli insegnanti la voglia di tornare ogni giorno in contatto con i propri alunni per continuare quel dialogo fondamentale che è alla base dell’educazione.
In conclusione l’attenzione si sposta sulle problematiche legate all’educazione negli istituti penali: Mario Tagliani dipinge con toni concitati e partecipi la sottovalutata condizione di questi luoghi, non considerati in alcuna riforma scolastica ed espressione di un’ambiente degradato bisognoso di attenzione. Gli studenti nelle carceri hanno avuto un rapporto conflittuale con la scuola, presentano un vuoto di cultura riempito da modelli sbagliati che li ha portati a sbagliare: ascoltarli, capirli, rispettarli dando a tutti pari dignità e importanza, non farli sentire diversi e porsi come amici capaci di spalancare loro le porte della cultura, risulta il compito di coloro che intraprendono la carriera di insegnanti in questo campo. Rendere attuali e più vicini alla vita quotidiana i loro studi, sostituendo ad esempio la scrittura di un tema con la composizione di una canzone rap, può risultare comunque formativo e più vicino ai loro gusti.
L’incontro termina con un applauso partecipe del pubblico che ha sicuramente trovato in questi interventi delle idee fondamentali per (ri)creare un buon sistema scolastico.
Virginia Varallo, Marta Blanchietti
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