Che cos’è un viaggio attraverso la tecnologia? Per noi e per il pubblico che ha assistito all’incontro è andare in un luogo sconosciuto con un visore 3D. Abbiamo avuto questa possibilità grazie al laboratorio “50 anni di realtà virtuale”, in cui ne sono stati presentati diversi tipi, alcuni dei quali possono essere utilizzati con il telefonino, con o senza filo. Per esempio se sul telefonino viene messa un’immagine, il visore permette di guardarla a 360° come se si vivesse al suo interno.
La realtà virtuale è una realtà simulata che utilizza un dispositivo con sensori di posizione che fanno capire dove ti trovi nella realtà. Ci sono diverse situazioni, reali o virtuali, che si possono vivere attraverso un visore con una realtà o con una virtualità aumentate.
La nascita dei visori risale al diciannovesimo secolo e la sua evoluzione è tuttora in atto. Fin dalla fine dell’Ottocento si è sentita l’esigenza di far capire alle persone come potrebbe essere la “realtà virtuale”. Il nome di queste apparecchiature è cambiato nel tempo: nel 1956 si chiamava “Sensorama”, nel 1968 “spada di Damocle”, nel 1994 “virtuality” e nel 1995 “virtual boy”.
Durante il laboratorio anche noi abbiamo indossato dei visori virtuali con i quali abbiamo potuto visitare in pochi minuti luoghi sconosciuti e inesplorati. Siamo passati così dalla Stazione Spaziale Internazionale alla muraglia cinese e abbiamo osservato il panorama dell’Himalaya dall’Everest.
Elisabetta Goia e Georgia Sofica, IC Caduti di Cefalonia – Mazzini
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