Domenica 18 settembre l’aria di Pordenone si fa più leggera e gli animi della città si rilassano: tutto merito della serenità che sprigiona Susanna Tamaro. Il Teatro Verdi è a dir poco affollato:tutti accorsi a conoscere “La tigre e l’acrobata” il nuovo libro dell’autrice Susanna Tamaro. L’opera ha un’aura soave, un’anima felice; è come se, con la stesura del precedente libro “Ogni angelo è tremendo” la scrittrice si fosse finalmente liberata da un’oppressione interiore, per sprigionare ora tutta una nuova luce. Il romanzo  segue le diverse fasi della vita di una piccola tigre siberiana che si presenta al mondo pura ed innocente, finché un giorno entra in contatto con il grande terrore del mondo animale: l’uomo. Un uomo di stracci però; che farà entrare il lettore nel vivo della struttura spirituale del libro. Nasce tutto da una ribellione personale della scrittrice davanti al corridoio della ripetitività della vita. Susanna Tamaro è stata capace di liberare e di vivere la sua “tigrità”. L’opera ci regala un disperato bisogno di libertà. Libertà che la Tamaro ritrova nel piacere della scrittura, nelle arti marziali e nel disegno. A questo proposito “la scrittura rimane viva quando si alimenta con la vita” afferma l’autrice. L’acrobata è stato inserito nel romanzo per riportare alla luce l’unico rimpianto della Tamaro:  non avere mai avuto la capacità ed il talento per acquisire la leggerezza del corpo attraverso le acrobazie. Quel rimpianto di aver sempre mantenuto i piedi a terra fisicamente. Alla fine la piccola tigre, nella quale si immedesima molto l’autrice, sceglierà la libertà e deciderà di non utilizzare più la forza, e di mantenere la potenza.

Alice Pittau, Liceo M. Grigoletti Pordenone