“Stava per spalancarsi l’epoca del possibile”: e quel momento ce lo raccontano Andrea Valente e Umberto Guidoni nel libro Voglio la Luna (Editoriale Scienza), in cui il nostro satellite viene presentato in tutti i suoi aspetti, da quelli scientifici a quelli che hanno ispirato quadri, canzoni e poesie. Parlano anche della famosa impresa compiuta il 20 luglio 1969, quando l’uomo ha mosso i suoi primi passi su un terreno che nessuno aveva mai toccato prima e da cui ha potuto vedere il nostro pianeta senza confini né frontiere. Guidoni spiega che da lassù si può ammirare la bellezza della Terra attraverso tutti i suoi colori: il verde dell’Amazzonia, il rosso dell’Australia, il blu dell’oceano; se ne percepisce però anche la fragilità, che emerge dal vuoto che la circonda.
Dal giorno di quell’allunaggio abbiamo compiuto grandi passi in avanti, resi possibili dalla collaborazione tra Paesi diversi che hanno messo da parte rivalità e singoli interessi.

Se nel 1969 l’umanità era unita dalla felicità per lo sbarco sulla Luna, oggi, nel 2019, è unita dalla paura di nuove guerre e, come è stato sottolineato nell’incontro, allora avevamo aperto i cieli, ora chiudiamo i porti. I pregiudizi presenti sulla Terra, però, non esistono nello spazio: nella Stazione Spaziale in cui Guidoni ha lavorato, si respirava un’aria  di pace in cui tutte le nazioni collaboravano per arrivare sempre più in alto, mettendo da parte ogni genere di discriminazioni.

Esattamente 50 anni fa sembrava impossibile che l’uomo arrivasse sul suolo lunare, mentre ai nostri giorni sembra quasi scontato esserci giunti. Il libro vuole far capire anche al pubblico più giovane l’unicità e l’importanza dell’impresa. La probabilità di riuscita era intorno al 50% e i tre astronauti passati alla storia non hanno solo aiutato nel progresso scientifico astronomico, ma hanno mostrato al mondo intero un immenso coraggio. La loro missione può essere paragonata a una futura spedizione su Marte, in cui però, grazie alle nuove tecnologie, la possibilità di avere successo sarebbe notevolmente più elevata.

Valente e Guidoni ci hanno infine voluto spiegare che gli astronauti si sono spinti e continueranno a spingersi oltre l’immaginazione dell’uomo.

Gabriele Dormelandi e Caterina Barberis, scuola media Peyron