Stamattina, ore 10.00 al Chiostro della Biblioteca Civica di Pordenone, ha avuto luogo un bellissimo dialogo che ha visto come protagonisti da una parte bambini delle elementari e ragazzi delle scuole medie e  dall’altra Teo Benedetti, freelance nel mondo del web, e Davide Morosinotto, autore di libri per ragazzi.

Il loro intento era di far capire le regole per navigare più consapevolmente su Internet. “È come imparare ad andare in motorino, devi sapere le regole principali, come le indicazioni stradali ” dice Morosinotto. L’incontro si è sviluppato mediante botta e risposta tra bimbi e interlocutori, partendo dalla semplice domanda “Chi di voi utilizza Instragram, Facebook, o WhatsApp?”  Nonostante il fatto che i social sopra citati abbiano come limite di età degli utenti in media i 14-15 anni, la maggior parte del giovane pubblico presente ha alzato la mano.

Ci sono diversi modi per navigare e vivere sul web, spesso però vengono dimenticati tre punti fondamentali: 1) i social non hanno un tono: spesso molte cose possono essere fraintese. Per questo solitamente si ricorre a emoji (o emoticon), e non sempre il risultato è efficace ed è quello sperato; 2) le persone non vedono sempre, o quasi mai, ciò che noi intendiamo trasmettere postando foto o video; 3) la rete è eterna; contrariamente a ciò che si pensa, ad esempio, anche Snapchat, nuova app che permette di condividere foto con una scadenza di tempo di massimo 24 ore, archivia le nostre foto nei servers americani per 72 ore.

Viene  anche più volte ribadito il consiglio di evitare la promulgazione dei propri dati nella “piazza  più grande del mondo”.

Solo a fine incontro si inizia a parlare di cyber-bullismo. Che cos’è? La risposta la danno i bambini stessi: “È una forma di bullismo ma che avviene sulla rete”. Questa nuova forma, che va di pari passo con l’evoluzione della tecnologia, può raggiungere ogni individuo  in qualsiasi momento e in ogni luogo, riuscendo a cambiarne radicalmente la vita.

L’appello è stato lanciato dunque, anche se indirettamente, soprattutto ai genitori: è necessario controllare di più i propri figli nel rapporto che va a crearsi  tra loro e i cybers.

Giorgia Masaniello, Liliane Apetogbo
Liceo classico Vittorio Alfieri, Liceo Linguistico Michelangelo Grigoletti